Attualità - 27 giugno 2018, 16:28

Colf e badanti: a Torino ne lavorano oltre 41mila. Uno su due è dell'Est Europa

In aumento coloro che si prendono cura degli anziani. Sempre di più gli italiani che scelgono questo lavoro. Ma cresce il rischio "sommerso"

In un Piemonte che invecchia, così come il resto d'Italia, diventa sempre più centrale quella fetta di economia legata alla vita domestica: colf, ma anche badanti. Con sempre più italiani e che si apre anche alla componente maschile.A scattare una foto al settore è Nuova Collaborazione, la sigla che rappresenta questo mondo con 11mila iscritti e che è stata fondata proprio a Torino.

Guardando le cifre, si scopre che dopo il picco del 2012 (anno della sanatoria per i lavoratori extracomunitari irregolari) il numero di questo tipo di lavoratori è andato calando. E il 2017 presegue quel continuo calo ormai avviato dal 2013. Rispetto al 2016, si contano il 2% di lavoratori in meno, scendendo sotto quota 70mila (69.740) in Piemonte. A Torino e provincia i conti dicono 41.290 domestici, circa il 60% della nostra regione.

Un calo forse legato a dinamiche demografiche, ma è difficile non pensare a un'incidenza forte del sommerso. Che dunque sfugge ai calcoli. Ma l'identikit che si compone è chiaro e con qualche tendenza interessante. Intanto, si nota che i nostri connazionali che scelgono di fare la badante o la colf sono cresciuti dell'11,9%, arrivando a essere il 27,6% del totale. Uno su quattro. Nel 2012 erano poco più di uno su cinque.

Inoltre, le donne restano la quota dominante (92,2% in Piemonte e 92,1% nel torinese), molto più che in Italia (88,3%). L'età media oscilla tra i 50 e i 54 anni, con oltre il 60% che ha più di 45 anni. Quasi pari, invece, la distribuzione tra colf (52,3%) e badanti (47,6%). Una differenza che su Torino si amplia leggermente, sul 55-45. In entrambi i casi, tuttavia, i badanti stanno aumentando rispetto a chi fa la colf.

A livello geografico, quasi uno su due è un lavoratore che arriva dall'Europa dell'Est, mentre gli italiani sono circa il 26%. Solo l'11% arriva dal centro e sud America. Decisamente più scarsa rispetto al resto d'Italia la presenza di persone in arrivo da Filippine e altri Paesi dell'Asia.

"Sono sempre di più le famiglie che hanno un anziano, non autosufficiente, in casa - commenta l'assessore regionale alle Politiche Sociali, Augusto Ferrari - e questo tipo di aiuto va inserito nell'assistenza domiciliare, contribuendo anche all'emersione del lavoro nero".

"Il welfare sta affrontando grandi difficoltà - aggiunge Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione - sia per questioni burocratiche che per la sostenibilità finanziaria. Bisogna puntare a una sussidiarietà circolare tra ente pubblico, imprese e società civile".

Massimiliano Sciullo