Attualità - 29 giugno 2018, 07:57

La Resilienza è l’Ottimismo della Vita

In psicologia la resilienza è un concetto che indica l’insieme di risorse psicologiche che consentono di reagire e fronteggiare in modo positivo gli eventi stressanti e le difficoltà adottando comportamenti funzionali alla situazione presente, riorganizzando costruttivamente la propria vita, ricostruendosi senza alienare la propria identità anziché arrendersi. “E’ la capacità di essere divergenti rispetto alla storia cui gli eventi sembrano averci ‘condannati’” afferma A. Laudadio (Valutare la resilienza. Teorie, modelli e strumenti” ed. Carocci, 2011). Non conviene rispondere ad un evento traumatico con la resistenza, ossia respingendo il cambiamento, è meglio infatti accettare la modifica cercare nuovi equilibri. Si può allenarla nelle piccole cose imparando modi di pensare ed agire che irrobustiscono la flessibilità, la creatività e la determinazione oltre che l’atteggiamento positivo e l’avere il supporto di una rete sociale (elementi importanti poiché capaci di essere una fonte di energia positiva come speranza, fiducia) in modo tale da potervi contare se capitano eventi più problematici, per allontanare la tentazione di lasciarsi andare. Infatti ogni ostacolo è come una sfida scomponibile in pezzi più piccoli da superare una alla volta, provando strategie diverse. Quanto le ferite possano diventare risorse preziose ed uniche lo insegna l’antica tecnica artistica giapponese del Kintsugi che ricompone la ceramica frantumata con un collante prezioso fatto di oro e platino: le fratture sono considerate elementi da valorizzare, possibilità che aprono le porte della ricostruzione rendendo l’oggetto più bello e forte. Anche le persone possono ricostruirsi non vergognandosi delle proprie ferite ma mostrandole come segno dell’unicità della sua storia individuale. Se gli eventi occorsi hanno procurato del dolore è giusto che restino delle cicatrici in ricordo di tali eventi, segni non da eludere ma da integrare. Pietro Trabucchi, psicologo dello sport, descrive la resilienza come una capacità propria dell'essere umano, che ci appartiene come specie e ci ha permesso di evolverci e di adattarci alle più svariate condizioni climatiche, ambientali, social (“Tecniche di resistenza interiore. Sopravvivere alle crisi con la resilienza”,Ed. Mondadori, 2016)       
La resilienza è una capacità utile ad ognuno e serve per affrontare le difficoltà della vita, gli insuccessi, le crisi che subentrano inaspettatamente, le difficoltà, le cadute. 
A livello individuale, non è scontato esserne in possesso poiché, sebbene potenzialmente tutti ne siamo dotati, non è detto che la resilienza si concretizzi se non viene allenata e stimolata.   
La resilienza (dal latino resilere, rimbalzare) è quella caratteristica delle persone che, nonostante siano state ferite, non si considerano vittime bensì affrontano il futuro con nuovo vigore progettuale superando le difficoltà con vitalità, elasticità ed energia rialzandosi, dopo una criticità, più forti di prima. 
Com'è un resiliente? Esso:

l fa dell'ottimismo la sua migliore caratteristica; 

l è capace di approcciare gli eventi negativi vivendoli come temporanei e/o circoscritti a situazioni specifiche; 

l è consapevole di essere in possesso di un buon controllo sulla propria vita e sull'ambiente che lo circonda; 

l è capace di mantenere costante la motivazione verso gli obiettivi prefissati; 

l non teme il cambiamento ma lo considera una sfida ed un'opportunità di crescita, di maturazione e di sviluppo di sé; 

l di fronte alle sconfitte mantiene alto il livello di fiducia, self-confidence e speranza. 

Gli atleti incarnano bene il modello della resilienza poiché la forza mentale che hanno consente loro di restare a galla quando gli altri affondano; sono abituarsi ad affrontare la sfida giornaliera di migliorarsi ogni giorno; nonostante possano avere infortuni o sfortune si considerano dei lottatori; trasformano il dolore in forza motrice per superare sé stessi; sanno gestire lo stress e le emozioni negative. Lo sport è una buona opportunità per applicare alla routine tutto ciò che da esso si può imparare facendo acquisire abilità importanti.    
La resilienza è un costrutto allargato e complesso, che coinvolge l’individuo nella sua interezza bio-psico-sociale, congiuntamente con i fattori culturali e comunitari; un processo dinamico in cui si realizza con successo un adattamento a situazioni di vita stressanti, acute o croniche, nonostante l’esperienza di avversità e traumi significativi vissuti in prima persona. Questo approccio mette in evidenza l’importanza delle risorse o dei punti di forza di un individuo rispetto alle proprie capacità di autoriparazione per la sopravvivenza, ossia la possibilità di ripristinare l’equilibrio psico-fisico precedente al trauma.        
Esiste un filone di ricerca sugli effetti dei fattori protettivi (promotive factors) che indica come essi possano prevenire lo sviluppo di condotte devianti e psicopatologie attuando una azione di compensazione o bilanciamento degli effetti del rischio e delle avversità. Secondo tale studio i bambini dotati di fattori protettivi crescono adeguatamente nonostante siano esposti a condizioni di rischio e sono considerati resilienti mentre i bambini che mancano di fattori protettivi o in cui questi non sono adeguatamente sviluppati possono presentare difficoltà sul piano emotivo, comportamentale o difficoltà di apprendimento e sono descritti come vulnerabili.  
Garmezy nel 1985 suggerì che i fattori protettivi possono essere divisi in tre categorie:

1.    fattori ambientali (sistema di supporto della comunità: programmi di assistenza ai bambini, sicurezza dei quartieri etc.), politiche sociali adeguate;

2.    fattori familiari (adulti di riferimento adeguati, famiglia supportiva);

3.    caratteristiche individuali del bambino (temperamento, intelligenza, carattere e competenze sociali ed emotive).

La teoria della resilienza enfatizza il ruolo dei fattori protettivi per quei bambini che crescono in condizioni di avversità, fornendo una cornice teorica che permette di comprendere perché alcuni bambini e adolescenti che crescono in condizioni di rischio non sviluppino problemi sul piano del funzionamento psicologico o sociale.  
Il primo modello prevede che i fattori protettivi possano neutralizzare l’azione dei fattori di rischio con un meccanismo di sostituzione. La resilienza comunque è un processo che implica una complessa interazione tra fattori di rischio, caratteristiche individuali e risorse e richiede una ricerca basata su un approccio multifattoriale sia dal punto di vista dei rischi che dei fattori protettivi.   
               
Il lavoro terapeutico basato sulla resilienza si basa sulla possibilità dell’individuo di operare delle “trasformazioni cognitive” in momenti critici, definiti turning points (punti di svolta), all’interno di un percorso di recupero da eventi ed esperienze stressanti. E’ fondamentale stimolare e promuovere le abilità sociali ed emotive e prevenire la vulnerabilità contribuendo alla strutturazione delle capacità di resilienza a già nelle fasi precoci dello sviluppo. La resilienza infatti poggia su una serie di competenze socio-emotive che si costruiscono a partire dalla primissima infanzia nel contesto interattivo costituito dalla famiglia, dalla scuola e dalla rete dei rapporti con i pari. Queste relazioni forniscono un profondo senso di sicurezza emotiva e supporto da parte degli altri ed è attraverso di esse che la resilienza può essere coltivata e alimentata nella quotidianità.
La Masten (Masten, A. S. Ordinary magic: Resilience processes in development” American psychologist, 2001), ha dimostrato come la resilienza emerga dalla vita di tutti i giorni come un processo che regola gli stress della vita quotidiana ossia dalla capacità di reagire con successo agli stress. Una genitorialità efficace ed una buona pratica di insegnamento possono accrescere la resilienza dei bambini. Siamo dotati di sistemi adattivi frutto di un’evoluzione biologica e culturale che si modificano in un processo di interazione continua con l’ambiente. Una parte della nostra capacità viene da un potenziale innato mentre il resto lo apprendiamo nel tempo e il rapporto con il caregiver rappresenta la prima grande tappa di questo processo.   
Dato che la resilienza è influenzata da fattori sociali esterni ed è modificabile, essa può essere appresa e rinforzata attraverso l’adozione di programmi ad hoc individualizzati e basati sui punti di forza e sui bisogni di ogni bambino, oltre che attraverso lo sviluppo di una rete di scambio che permetta la collaborazione tra genitori e professionisti.    Psicologa Torino offre una consulenza su questo importante argomento.
Essa sarebbe una risorsa importante in un momento storico in cui la struttura familiare e i sistemi di supporto presenti a livello di comunità non sembrano rispondere in modo appropriato per uno sviluppo socio-emotivo adeguato.