Economia e lavoro - 27 luglio 2018, 13:25

Unione Industriali, Gallina: "Bloccare la Tav sarebbe isolamento autolesionistico per tutto il Nord Ovest"

"Allibiti di fronte al valzer di posizioni portato avanti dagli esponenti dell'Esecutivo. È perfino imbarazzante dover continuare a ripetere le ragioni in favore del collegamento ferroviario Torino Lione"

"Siamo allibiti di fronte valzer di posizioni in merito al futuro della TAV che ha avuto luogo in questi giorni, portato avanti dagli esponenti dell’Esecutivo", dichiara il presidente dell'Unione Industriale di Torino Dario Gallina. "Siamo fortemente preoccupati dall’inquietante piega che sta prendendo la situazione, a fronte anche delle ultime dichiarazioni del Premier Conte, che annuncerebbero uno stop al progetto".

"Bloccare la TAV per il nostro territorio e il nostro Paese - continua -  sarebbe una disgrazia, un gesto autolesionistico che condurrebbe a un progressivo e inevitabile isolamento del Nord Ovest, a sostenere dei costi scandalosi in quanto inutili, oltre che a una sempre più drammatica perdita di credibilità a livello internazionale.

È perfino imbarazzante dover continuare a ripetere le ragioni in favore del collegamento ferroviario Torino Lione.

Innanzitutto si tratta di trasferire il trasporto delle merci dalla strada alla ferrovia.

Il totale degli scambi Francia-Italia nel 2017 ha raggiunto il livello record di 76,6 miliardi di euro – corrispondenti a 40 milioni di tonnellate - in aumento dell’8,3% rispetto al 2016, con saldo attivo per le esportazioni italiane. Tuttavia, il traffico tra i due Paesi avviene ancora per oltre il 90% su gomma, e solo il 9% su ferro. Con la Svizzera, le esportazioni per via ferroviaria sfiorano invece il 70%".

Inoltre sono già stati scavati 23 km di gallerie, pari al 14% dei 160 km totali; il 21% dei lavori è già sotto contratto, e, considerato il volume dei lavori, si prospetta un’occupazione di oltre 8 mila posti di lavoro nei cantieri. Al 7 giugno 2018, la spesa complessiva ammonta a 1,7 miliardi, spesi o impegnati per i lavori preliminari, mentre il totale degli stanziamenti italiani ammonta a 2,5 miliardi: circa quanto ci costerebbe recedere, senza però, alla fine, possedere un’opera fondamentale nei collegamenti internazionali. Come abbiamo già detto, infatti, nel caso l’Italia venisse meno agli impegni assunti, dovrebbe sborsare circa 2 miliardi, dovendo restituire i finanziamenti europei per la parte progettuale e le spese sostenute dalla Francia, cifre alle quali andrebbero sommati i non pochi danari degli italiani sinora impiegati".

E conclude: "Tornare indietro non si può e non si deve: le conseguenze sarebbero drammatiche".

c.s.