Cala la cassa integrazione in Piemonte. Quasi un quarto in meno rispetto ai primi sette mesi dell'anno scorso. E Torino, addirittura, sfiora il -30%. Lo dicono i dati elaborati e diffusi dall'ufficio stampa della Uil. Ma è un segnale positivo? Non necessariamente.
Per farsi un'idea basta pensare alla situazione di Mirafiori, dove gli ammortizzatori sociali si sono "esauriti", ma questo ha comportato lo spostamento in masse di lavoratori verso Grugliasco, dove invece il bacino cui attingere è ancora accessibile. Dunque, il segno meno non significa automaticamente che le cose vadano meglio rispetto al passato.
Certo, qualcosa si muove nella direzione giusta, ma ancora in maniera troppo variegata e a macchia di leopardo, come sottolinea Gianni Cortese, segretario generale Uil Piemonte: "Le imprese piemontesi viaggiano con velocità e prospettive diverse. Se da una parte continua il trend positivo di quelle esportatrici, dall’altra, i consumi interni, che non decollano adeguatamente, condizionano negativamente chi produce beni ed eroga servizi destinati, in prevalenza, al mercato nazionale. Preoccupano, inoltre, il massiccio ricorso a forme di lavoro temporanee nelle assunzioni e il rapido esaurimento degli ammortizzatori sociali per le imprese che non hanno ancora superato le loro difficoltà”. Dunque, guardia ancora alta.
Scorrendo i numeri, comunque, risulta che nella nostra regione la richiesta è stata di 17.596.583 ore, in diminuzione del 25,4% e suddivisa tra una crescita del +4,8% per la cassa ordinaria e le diminuzioni del -39,8% per la straordinaria e del -97,5% per la cassa in deroga. La media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati, dunque, è stata di 14.787, con un calo di 5.044 unità rispetto all’anno precedente.
Cifre che collocano il Piemonte al 2° posto per richieste di ore di cassa integrazione, preceduto dalla Lombardia.
A livello provinciale, come detto, Torino registra un -29,4%, mentre gli altri territori vedono andamenti piuttosto variegati: Verbania +104,7%, Cuneo +15,9%, Alessandria -24%, Vercelli -30%, Novara -36,5%, Asti -40,1% e Biella -68,3%.
Proprio il capoluogo regionale ha contato 9.874.912 ore richieste nei primi sette mesi di quest’anno, confermandosi nella non invidiabile posizione di prima provincia italiana cassintegrata, seguita da Milano e Roma.
Tra i settori, i cali sono distribuiti in maniera piuttosto variabile: -24,1% Industria, -10,7% Edilizia, -99,8% Artigianato, -46,4% Commercio, 0% Settori vari.