Politica - 13 settembre 2018, 08:37

Lavorare meno recuperando dignità e diritti: Fratoianni e Camusso a Proxima

Tra i temi toccati durante il dibattito al festival di Sinistra Italiana, la proposta di Salvini sulle pensioni e la possibile chiusura domenicale dei negozi

"Lavorare meno, lavorare tutti". Era questo lo slogan di Liberi e Uguali durante la campagna elettorale per lo scorso 4 marzo. Da qui è partito il dibattito tra Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, e Susanna Camusso, segretaria generale di Cgil, ieri sera a Proxima, sul tema dei "nuovi diritti per nuovi lavori".  

"Col tempo si è offuscata la convinzione che si potesse lavorare meno e vivere meglio, ma è una questione oggi più che mai urgente", ha esordito l'esponente LeU. E, guardando ai tempi nuovi che corrono, ha fatto l'esempio del digitale sempre più dilagante, ben accetto se capace di "redistribuire equamente il lavoro", coniugando innovazione e migliori condizioni di vita. 

Un concetto, quella della diseguaglianza, che fa da fil rouge anche ai temi più attuali in campo parlamentare.

Preoccupa l’ultima proposta di Salvini sulle pensioni, quella stabilire la quota 100 a 62 anni a partire dal 2019. “Trova consenso in una platea troppo ristretta”, ha commentato la Camusso. “Un sistema previdenziale del genere penalizza i più deboli e non dà alcuna speranza ai giovani”. “Introducendo il limite d’età si depotenzia già la quota”, precisa Fratoianni. “Per superare la legge Fornero dobbiamo fare opposizione anche in questo: proviamo a proporre una quota 100 vera, pulita.

E si tocca poi un altro tema scottante degli ultimi giorni, questa della chiusura domenicale dei negozi lanciato da Di Maio. “Tendenzialmente sono favorevole, perché nella grande distribuzione si verificano troppi casi di ipersfruttamento”, spiega Fratoianni, “ma a patto che si intervenga sui diritti dei lavoratori e si ricostruisca una nuova concezione delle relazioni sociali”. “Sette anni di liberalizzazione non hanno portato occupazione”: su questo la Camusso è categorica. “E finché il 25 aprile e il 1° maggio non torneranno a essere festeggiate, avremo sempre un problema di civiltà”.

Manuela Marascio