Alla Hag di Andezeno, che ha lanciato un marchio storico sul mercato italiano dal 1920, si producono migliaia di tonnellate di decaffeinato e le stime dell'azienda prevedevano addirittura un incremento. Non c’erano mai stati segnali di crisi, nessuna ora di cassa integrazione era stata richiesta e nessun incidente sul lavoro era capitato: un'azienda sana. Tuttavia, pochi giorni fa, l'annuncio della proprietà, la multinazionale JDE: cessazione delle attività dal primo gennaio 2019 e procedura di licenziamento per tutti i 57 dipendenti, per spostare la produzione negli altri stabilimenti europei.
Dopo la sollevazione dei sindacati, la Regione Piemonte ha convocato un tavolo per mercoledì 3 ottobre, per chiedere alla proprietà di ritirare le procedure di licenziamento.
“C’è puzza di bruciato, e non è caffè”, dichiarano i consiglieri regionali di LeU Marco Grimaldi e Walter Ottria. “Sembra invece il classico caso in cui un’azienda reagisce a un moderato calo dei profitti abbattendo il costo del lavoro tramite spostamento della produzione all'estero. Oggi siamo insieme ai lavoratori e alle lavoratrici, per dire che non ci si può sbarazzare di loro come fondi di caffè”.
"I lavoratori ci hanno raccontato che quando JDE entrò in azienda li ha radunati e ha detto loro: 'ogni Paese deve bere un caffè prodotto in quello stesso Stato; in Italia si dovrà bere caffè prodotto nella nostra penisola' – dice il capogruppo alla camera di Leu Federico Fornaro – per questi motivi abbiamo formulato un'interrogazione urgente al ministro Di Maio, chiedendo intervento del Governo affinché non capiti che si spacci come marchio made in Italy un caffè che dall'anno prossimo non sarà più prodotto in Italia”.