Un manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia, rinvenuto nelle vicinanze di Paestum nel 1968, diviene l’espediente ottimale per effettuare una riflessione sulla vita: da esso, infatti, derivano idealmente la rovina del tempo presente e le vestigia di un passato irriconoscibile – e mai conosciuto –, al centro del viaggio, materico e ipnotico, verso cui conducono i registi.
Si tratta del fil rouge che caratterizza la “Tomba del tuffatore”, la pellicola, diretta da Federico Francioni e Cheng Yan, che verrà proiettata questa sera – martedì 30 – presso Il Piccolo Cinema di via Cavagnolo. Un percorso sensoriale che, prendendo le mosse dal volo del tuffatore – emblema del passaggio dalla vita alla morte –, conduce gli spettatori in un mondo, la Costiera Amalfitana, in cui il tempo appare indistinto e il confine tra aspetto fisico e metafisico risulta labile.
Il Piccolo Cinema è un progetto dell’associazione Antiloco, nata nel febbraio 2004 dall’idea di un gruppo di ragazzi eterogeneo, composto da artisti, film-maker, antropologi, critici letterari, storici, accomunati, questi ultimi, dalla voglia di produrre cultura, indirizzata a tutti e non slegata dai problemi sociali, e dal tentativo di favorire una partecipazione il più possibile ampia e inclusiva da parte dei cittadini.
Il Piccolo Cinema è, allora, un luogo di discussione aperto, un laboratorio di immagini, un atelier di idee. Un forum, una piazza, un luogo di incontro che utilizza il cinema per comprendere il mondo e aprirsi a esso. E viceversa, nutrendosi, a sua volta, anche della vita per capire il cinema e per affrontarlo consapevolmente. È un nuovo modo per stare insieme, dal basso, privo di gerarchia, dove l’aggettivo “piccolo” si propone proprio di sottolineare la dimensione domestica e amichevole che caratterizza lo spazio: uno specchio della vita, un modo per osservarla attraverso una lente minuta, in modo intimo e insieme collettivo.