Economia e lavoro - 19 novembre 2018, 11:11

Torino e il Piemonte prepararono la valigia per il viaggio nell'Industria 4.0 "ma servono infrastrutture e risorse umane adeguate"

Tappa cittadina per discutere dell'impresa del futuro, ma anche del presente. Ravanelli: "I profili professionali che saranno necessari in futuro oggi a stento siamo in grado di capire esattamente cosa faranno. Per questo bisogna puntare sul capitale umano"

Passano i mesi, a due anni dall'avvio del cosiddetto Piano Calenda, ma il confronto tra le imprese del nostro territorio e le nuove potenzialità offerte dalle tecnologie 4.0 (robotiche, elettronica, digitale e automazione intelligente) continua a essere un dialogo dall'enorme potenziale, ma anche con qualche difficoltà di confronto.

Un po' per una consapevolezza ancora da costruire, un po' per un gap che - lo dicono i numeri - si è ancora lontani dal colmare. Di questo si è discusso questa mattina al Centro Congressi dell'Unione Industriale di Torino con la tappa torinese del "Viaggio nell'industria 4.0". 

Tante le presenze, anche tra le aziende più significative del nostro territorio come Avio, Baladin, Fonti di Vinadio, Skf e altre ancora.

Il domani è già qui, ma quel che manca al momento è una matrice comune in grado di assorbire e valorizzare l'impatto del 4.0. "I profili professionali che saranno necessari nel futuro, oggi forse nemmeno conosciamo esattamente che tipo di mestiere dovranno fare - ha detto Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte - Ma siamo sicuri che saranno indispensabili per le nostre aziende".

"Servono infrastrutture digitali, e il Piemonte è tra i territori più svantaggiati al momento in termini di banda larga - ha aggiunto - ma anche capitale umano, più ancora che le macchine, perché si possono avere le strumentazioni migliori, ma se non abbiamo persone che sanno farle funzionare, allora è tutto inutile".

E sul tema anche il presidente dell'Unione Industriale, Dario Gallina, ha usato parole di cautela. "In Piemonte il Piano 4.0 sta trasformando significativamente la nostra manifattura - ha sottolineato - Secondo i dati recentemente presentati in occasione del laboratorio Mecspe a Torino, più della metà degli imprenditori piemontesi percepisce la propria azienda come innovativa. Il 92,1% ritiene di avere un livello di conoscenza medio-alto rispetto alle opportunità tecnologiche e digitali sul mercato, mentre il 72,3% prevede di investire fino al 20% del fatturato in ricerca e innovazione. Sono dati molto positivi".

Ma alcuni segnali da Roma non regalano grande ottimismo, nonostante  l'impegno del territorio. "Il piano nazionale Impresa 4.0 è stato recepito nella bozza di DEF in fase di discussione. E’ stata confermata la misura dell’iperammortamento, con aliquote decrescenti in funzione dell’ammontare dell’investimento, privilegiando in questo modo in particolare le PMI, che hanno fino ad ora approfittato in modo inferiore di questa opportunità. Ed è inoltre prevista una misura di sgravio per l’assunzione di Innovation Managers, misura che anche in questo caso favorisce le PMI che più hanno necessità di incrementare le proprie competenze e di approfondire la tematica dal punto di vista tecnico".

Mentre i dubbi restano sulla possibilità di seduzione su alcuni costi per i servizi, ma soprattutto sulla formazione: "Per poter applicare compiutamente un processo di trasformazione digitale è necessario aiutare il personale in azienda a incrementare le proprie competenze e agevolare l’ingresso di capitale umano preparato sulla materia. Un proseguimento della possibilità di ottenere un credito di imposta sui costi legati alla formazione 'Industria 4.0' potrebbe aiutare le aziende ad intraprendere il percorso".

Massimiliano Sciullo