Sono passati mesi, ma con l'avvento del Natale si riapre (se mai si fosse rimarginata) la ferita della questione buoni pasto, a Torino e in tutto il Piemonte. A rilanciare il tema è Roberto Forelli, presidente di Confcooperative Consumo e Utenza Piemonte, che vuole attirare di nuovo i riflettori sulla grave situazione causata dal fallimento della società Qui Group: “Esprimiamo da tempo, e a tutti i livelli istituzionali, la nostra preoccupazione per la grave questione collegata ai buoni pasto “Qui Ticket”. Il fallimento della società che ha gestito per anni questo strumento ha lasciato i negozianti, e tra questi molti cooperatori, in serissima difficoltà. I numeri sono impressionanti. Si pensi che le sole cooperative di dettaglianti piemontesi aderenti alla nostra associazione vantano un credito nei confronti della società fallita che supera complessivamente i tre milioni di euro. A questo si aggiungono i debiti di alcune altre cooperative che, gestendo ristoranti o bar, si trovano nella medesima situazione”.
“Ora siamo a fine anno, e non vediamo segnali di cambiamento che possano darci speranza. Soprattutto per i negozi di prossimità un credito non incassato di 40 o 50mila euro fa la differenza” continua Forelli “molti di noi si stanno indebitando con il sistema bancario per poter pagare le tredicesime ai propri dipendenti. Lo strumento del buono pasto, di per sé utile forma di welfare a beneficio degli impiegati della pubblica amministrazione, è diventato un modo con cui lo Stato, indirettamente, ha scaricato gli oneri sui commercianti”.
Confcooperative Consumo e Utenza Piemonte rappresenta le cooperative di consumo e dettaglio piemontesi, a cui aderiscono circa 600 negozi di dettaglianti nella regione, con oltre 4.000 dipendenti. I marchi principali sono: Simply, Prestofresco, Crai, Borello.
Molti di questi negozi sono collocati in contesti a rischio di desertificazione, o in aree interne con carenza di servizi, e svolgono dunque anche una indubbia funzione sociale.
“Crediamo che vada rivisto completamente il modo con cui questo strumento viene erogato - spiega Forelli – ci vogliono progettualità diverse, volte o a nazionalizzare il servizio, o a creare una cooperativa di utenza ad hoc, che, essendo senza fine di lucro e partecipata da tutti i soggetti interessati, potrebbe consentire una gestione chiara del servizio”.