Eventi - 20 gennaio 2019, 11:00

Non solo utensili, ma parte della nostra umanità: ecco le forchette di Davide Dutto

A Palazzo Saluzzo Paesana di Torino in esposizione il progetto fotografico "No Tools" fino al 3 febbraio

Siamo ciò che mangiamo, ma – verrebbe da aggiungere – siamo anche ciò con cui mangiamo. È il pensiero alla base della prima personale del fotografo Davide Dutto, fossanese, dedicata a uno degli utensili più presenti nel nostro quotidiano: la forchetta.

Il corpo di fotografie Fork1, prima parte del progetto No Tools - che si sviluppa negli altri due capitoli Spoon2 e Knife3 -, nasce da storie reali di forchette e persone collezionate dall’artista nel tempo. E l’origine risiede in uno dei tanti aneddoti familiari che rendono la nostra Italia non solo regina indiscussa del buon cibo, ma anche scrigno prezioso di tradizioni e saperi “muse” della creatività.

In un'estate di alcuni anni fa - racconta Dutto - ero in Sicilia per lavoro e dovevo realizzare delle immagini nel ristorante del mio amico Pino Cuttaia. Venne fuori una storia legata alla forchetta del padre una forchetta con i rebbi allargati così da prendere più cibo nel grande piatto unico, e condiviso al centro della tavola, dal quale la famiglia mangiava. Con una sola mossa il cibo portato alla bocca era così il doppio di quello degli altri commensali pur prendendo lo stesso numero di forchettate che, in famiglia, venivano contate per equità”. Ed ecco l’illuminazione, all’improvviso: la forchetta non è più un semplice utensile designato a una necessità vitale, ma racchiude la nostra stessa umanità. E in qualità di oggetto dotato di un’anima va rappresentato.

La mostra è organizzata da Ghost Associazione Culturale in collaborazione con Ghost Book, BArock e Chef Profile. Sono quaranta gli scatti esposti nell'ex Teatro del Palazzo Saluzzo Paesana, a Torino, che vedono protagoniste forchette trovate sui banchi di tanti mercatini delle pulci: superfici segnate dal tempo, sagome decontestualizzate e, per questo, messe in risalto nella loro essenza più limpida. Alcune forchette sono state raffigurate in gruppo, altri singole. Ma tutte umanizzate. Ogni fotografia racconta una storia: ad esempio, i rebbi rientranti o più appuntiti indicano l’usura data dalla pressione esercitata dal coltello nel piatto.

Il primo utensile dell’uomo è l’uomo stesso”, spiega Dutto. “Magistrale in questo Kubrick in '2001: Odissea nello spazio', con quella scimmia antropomorfa all’origine dell’umanità che impara a fare qualcosa muovendo il braccio. Lo strumento primario è il nostro pensiero, la mente che ci spinge ad agire materialmente. 'No tools' significa appunto che non si tratta solo di utensili. Lavorando da tanti anni come fotografo nelle cucine degli chef, mi affascinava vedere le forchette estrapolate da quel contesto”.

Nella mostra, quindi, il cibo e le persone rimangono fuori dall’inquadratura, mentre nello spazio rettangolare della fotografia compaiono gli strumenti legati al gesto del mangiare, gli strumenti che insieme alle mani uniscono l’uomo agli alimenti.

Un’esperienza non solo visiva, ma anche gustativa, grazie alla cena preparata dallo chef Pino Cuttaia venerdì 18 gennaio, quando sessanta persone si sono sedute a tavola nelle sale settecentesche dell’appartamento padronale di Palazzo Paesana.

Manuela Marascio