Eventi - 29 gennaio 2019, 19:45

L'università di Torino rende onore al "creattivo" Ugo Nespolo: laurea honoris causa in Filosofia. "Anche se papà mi voleva magistrato"

Al celebre artista il riconoscimento per la sua attività nell'arco di mezzo secolo, dalla pittura al teatro, passando per il cinema e la tv

"Superare il canone e il paradigma: è per questo che il nostro ateneo sta impegnandosi per superare confini e barriere". Il rettore Gianmaria Ajani trova in una frase l'intera spiegazione del perché oggi, l'università degli studi di Torino, ha conferito a Ugo Nespolo, 77 anni, la laurea honoris causa in Filosofia. 

Una cerimonia ospitata presso l'aula magna - gremita - della Cavallerizza Reale, con grandi ospiti e ovviamente decine di togati pronti ad "accogliere" il grande artista nel loro mondo.

E nell'attivita artistica che si è protratta per un arco di mezzo secolo, Nespolo di canoni e di paradigmi ne ha riscritti parecchi, regalando un punto di vista completamente suo sul mondo contemporaneo, mescolando la pittura a molte altre espressioni del proprio talento, tanto da renderne complicata (o comunque limitante) qualunque catalogazione o etichettatura. Con un filo conduttore ben definito: il colore abbinato alle forme sempre imprevedibili e quasi oniriche.

Ugo Nespolo è semplicemente Ugo Nespolo, esplosione di fantasia e invenzione che ha trovato corpo materiale in curve, colori e forme pronte a reinterpretare forme e situazioni anche distanti da quelle dell'arte tradizionale. Dal cinema al design, passando per il mondo dell'auto, degli oggetti quotidiani e molto altro ancora, senza trascurare il teatro, fino agli spot e alla sigla di "Indietro Tutta".

A dimostrazione di un'arte che ha saputo essere non solo moderna, ma contemporanea e - anzi - anticipatrice del futuro, influenzandolo. In una parola, come ha detto il professor Maurizio Ferraris nella sua laudatio, un "creattivo", ovvero che crea solo reagendo, a contatto con la realtà e i suoi attriti.

"Mio padre sognava un figlio alla ricerca di un mestiere concreto, magistrato era quello che lui forse sperava - ha confidato Nespolo nella sua lectio magiatralis - poi forse ricordandosi di chiamarsi Libero pian piano se n'è fatta una ragione, trasformata un po' più avanti in una pallida forma di fiducia cresciuta come una sorta d'intesa non priva di qualche incoraggiamento".

Massimiliano Sciullo