"Una proposta di filiera per confrontarci con il governo e non subire decisioni a danno delle nostre aziende". Parte da Torino e con le parole del presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, l'iniziativa cui la città dell'auto ha voluto dare vita.
Un tavolo che rappresenti tutto il mondo automotive e che, non a caso, muove i primi passi dalla città che proprio l'auto ha tenuto a battesimo. "Il momento è importante, vediamo un calo di ordini nella componentistica e decisioni del governo che non ci convincono e dunque è necessaria una reazione", ha aggiunto Dario Gallina, presidente dell'Unione Industriale di Torino.
Con loro anche Paolo Scudieri, presidente di Anfia, che raccoglie tutta la filiera dell'automobile e "che rappresenta 100 miliardi di fatturato in tutta Italia, dà lavoro a 258mila addetti ed è primo investitore in ricerca e sviluppo, con 74,4 miliardi di gettito fiscale. Siamo fondamentali per la tenuta e la crescita del Paese - ha detto ancora Scudieri - e abbiamo sfide enormi davanti a voi, con tanti giovani che hanno la necessità di imparare un mestiere nuovo, che si sta evolvendo".
"La legge bonus malus danneggia nei fatti 14 modelli prodotti in Italia - ha scandito Boccia - e in due mesi compileremo una proposta chiedendo l'attenzione del governo. E il fatto che parta da Torino non è causale. Vuole essere una reazione positiva, per evitare leggi che forse non sono contro, ma che non prevedono gli impatti negativi che potrebbero avere sull'industria italiana".
"La legge bonus malus ci arretra rispetto al resto del mondo e vogliamo capire quale può essere la visione che il governo ha su questo settore. Non vogliamo difendere una posizione, ma governare una transizione, preparandoci a una nuova idea di futuro, investendo sull'innovazione".
E il discorso si amplia anche alle grandi opere, infrastrutture (e Torino Lione) comprese. "Siamo preoccupati perché è evidente che di fronte a una difficoltà e una contrazione la concorrenza invece si eleva. Il Paese deve generare posti di lavoro e creare le premesse per governare la transizione".
"Noi siamo tolleranti, ogni volta che facciamo una critica riceviamo reazioni da parte di molti esponenti del governo. Ma noi siamo tolleranti. Anche se la tolleranza è un dato con una componente quantitativa e temporale. Io ne ho ancora tanta, ma non è detto che possa durare per sempre. Le nostre non ci sembrano proposte da irresponsabili ed è inutile sventolare confronti e tavoli se si prescinde dai contenuti".
E preoccupazioni riguardano anche sulle altre misure del governo, come il Reddito di cittadinanza. Ma anche i rapporti internazionali, "che vanno al di là di quelle che sono dinamiche e dialettiche tra i partiti".
"C'è chi dice che Confindustria è apartitica, ed è vero: siamo equidistanti dai partiti, ma facciamo politica perché abbiamo una nostra visione delle politiche economiche", sillaba Boccia. "Non vogliamo tornare in piazza, anche se lo abbiamo già fatto a Torino dicendo sì a TAV e infrastrutture e no alla procedura di infrazione. Noi tifiamo innanzitutto Italia. E il governo deve prendere atto delle difficoltà attuali e reagire con politiche industriali".
"Se il governo non ci dovesse dare ascolto, vedremo cosa fare. Spero che non si arrivi a questo punto. Ma la politica è come l'impresa: si misura dai risultati e non dagli obiettivi e se in futuro saranno confermati cali e difficoltà allora sarà necessario porre dei correttivi. Il governo non deve ascoltare Confindustria, ma favorire la crescita del Paese", ha detto ancora Boccia.
Al tavolo (insieme a un gruppo di almeno 25-30 aziende, tra cui General Motors) era presente anche FCA. "È normale, essendo il primo player del Paese - ha proseguito il numero uno di Confindustria - e quel che volgiamo dal Governo non è una vertenza, ma un confronto serrato. Se sarà vertenza, lo diranno le risposte. Ma il governo ora è nella fase in cui bisogna passare dalle colpe alle soluzioni. Serve un atto di responsabilità senza dare sempre la colpa all'Europa o ad altri".
Proprio sugli aspetti ambientali è tornato anche Scuderi. "L'auto impatta per solo l'8% delle emissioni di CO2 in atmosfera e stiamo penalizzando un settore che ha una grande importanza per l'intero Paese".