Dalle 18 di giovedì sera sono stati rimossi i primi blocchi delle forze dell'ordine e Corso Brescia ha riaperto normalmente al traffico; resta invece chiuso l'accesso a Via Alessandria e Via Parma.
A poco più di una settimana dallo sgombero dell'Asilo Occupato le cose sembrano tornare lentamente alla normalità ma i commercianti lamentano forti perdite economiche derivanti dalla chiusura forzata della via. Dal loro racconto si evince che i danni maggiori sono ricaduti nel tratto di strada a ridosso dell'ex asilo, tra Via Aosta e Largo Brescia, e per chi ha un'attività di vendita al dettaglio.
“Lavoriamo - confermano dal panificio Brescia – soprattutto grazie al passaggio delle auto e con la via chiusa abbiamo avuto un calo di vendite del 50% circa, avanzando addirittura tre ceste di pane al giorno”. Le cose sono andate addirittura peggio alla vicina lavanderia, che lamenta anche la scarsa informazione da parte delle istituzioni: “Giovedì e venerdì scorso - fanno sapere – abbiamo registrato perdite per il 95%: molti clienti non sono stati fatti passare e altri, scoraggiati dai blocchi, hanno preferito desistere e tornare indietro. In tutti questi giorni, inoltre, siamo stati in balia degli eventi senza che nessuno, a parte la consigliera Alessi, passasse per dirci come stessero le cose o per rassicurarci”.
Come anticipato, non tutti sono stati colpiti dalla crisi dell'ultima settimana: “Lavorando principalmente per le aziende - dichiara un negoziante che preferisce restare anonimo – siamo riusciti, per fortuna, a mantenere i conti in ordine”. Lo stesso punto di vista è confermato da Tiziana, commessa di un'attività esterna alla zona calda di Corso Brescia: “Abbiamo avuto - aggiunge – un leggero calo tra giovedì e venerdì scorso ma, tutto sommato, le cose sono andate abbastanza bene".
Una voce fuori dal coro è invece quella di Franco Ferrero, titolare del negozio di biciclette Risico: “Il blocco - commenta – è l'ultimo dei problemi del quartiere: essendo cresciuto qui, in tutti questi anni ho visto lentamente morire decine di attività commerciali; bisognerebbe iniziare ad occuparsi di argomenti davvero gravi come microcriminalità e sporcizia”.