Economia e lavoro - 28 febbraio 2019, 07:15

Agilent technologies e Università, compagni di banco per fare progressi insieme nei prossimi tre anni [FOTO]

La multinazionale, che ha a Leini la sua unica sede in Italia, si allea con l'ateneo per fare ricerca e alta formazione nel mondo della diagnostica

Un orizzonte di 3-5 anni all'interno del quale Università di Torino e Agilent Technologies Italia, società del Gruppo multinazionale Agilent di Santa Clara con sede a Leini, cercheranno strade da percorrere insieme dal punto di vista della ricerca e dell'alta formazione.

Quella alle porte di Torino è l'unica sede produttiva in Italia per una realtà che spazia dagli USA all'Australia, passando per il Giappone per un totale di circa 100 Paesi. Una storia nata da uno spin off di Hewlett Packard verso la fine dello scorso millennio e che ora si occupa di laboratori per la ricerca scientifica (soprattutto diagnostica, per esempio nella lotta al cancro) e che nei primi anni del Duemila ha acquisito la Varian, arrivando alla struttura attuale. Solo la Vacuum division conta nel mondo 400 dipendenti, dei quali 250 nella sede torinese.

L'accordo è stato presentato oggi, alla presenza di Gianmaria Ajani, rettore Università degli Studi di Torino e Giampaolo Levi, VP e General Manager Vacuum Division Agilent Technologies. "Ci fa piacere avere un rapporto più struttura con l'Università di Torino - ha ricordato Levi - e molti di noi sono passati dai banchi di Fisica".

In particolare, l'accordo riguarda il settore delle "pompe da vuoto", ma non si escludono estensioni di campo. "Il presente ci chiede con forza di modificare la nostra tradizione - ha aggiunto Ajani - per contrastare la crisi di orientamento e di lavoro nella fase successiva alla laurea".

"Si dice che spesso è colpa delle Università che non forma bene, ma temo che il problema sia più ampio, come dimostra il calo del PIL di questi ultimi anni. Ma stiamo riflettendo molto su come rinforzare i rapporti con il territorio e con le imprese, magari sottolineando situazioni che già esistono, ma forse non sono abbastanza note all'opinione pubblica".

Massimiliano Sciullo