Una serata di critiche, nemmeno troppo velate, più alla "committenza" politica che al professionista che ha condotto lo studio. La presenza di Marco Ponti a Torino, per discutere della sua analisi costi-benefici per la Torino-Lione, non poteva che generare un confronto serrato tra posizioni convintamente contrapposte, sul tema TAV.
Professori di diverse università Italiane (Cattolica, Università di Milano e Bocconi) hanno messo in luce quelli che secondo loro sono i punti deboli dell'analisi. Non solo sul fronte puramente numerico, ma anche di metodo. Sulle premesse e sulle condizioni all'interno delle quali gli esperti hanno dovuto muoversi per portare a termine la missione ricevuta dal Governo e dal ministro Toninelli. "Con approcci e ipotesi diversi, si ottengono risultati diversi", ha sintetizzato il professor Marco Percoco, docente della Bocconi. E obiezioni non sono mancate anche alla matrice politica alla base di questa analisi, oltre all'assenza di un controllo "terzo" che la valutasse prima di diffonderla, come accade abitualmente in ambito accademico.
"Non si era mai parlato di numeri. Sono felice che si discuta dei numeri", è la prima replica di Ponti, che ha ascoltato in silenzio fin lì. "L'analisi ha enormi limiti, ma credete che un amante dei numeri come me non avrebbe voluto sviluppare modelli più precisi? Ma ci saremmo rivisti tra due anni e mezzo". "E Bruxelles ci ha sempre detto che mediamente le analisi costi benefici fatte in Italia facevano schifo. Anche perché spesso si è chiesto all'oste se il vino era buono. A volte i calcoli li hanno fatti addirittura u costruttori".
"Non abbiamo mai ottenuto una review indipendente, l'abbiamo chiesta dal giorno Uno ma non ce l'hanno mai concessa, ed è una nostra sconfitta", riconosce Francesco Ramella, che ha condotto l'analisi con Ponti e gli altri esperti. "Ma i calcoli che abbiamo fatto sono attendibili e in futuro i veicoli saranno meno inquinanti e più sicuri, dunque il passaggio modale dalla strada alla ferrovia avrà margini ancora inferiori".