Un asse della Salute che si sviluppa lungo via Nizza e la linea della metropolitana. È quello che sta prendendo corpo progetto dopo progetto per il futuro di Torino. E se all'estremo più periferico si collocherà il Parco della Salute, il punto più rivolto verso la città - passando per il Centro Interdipartimentale di ricerca per le biotecnologie molecolari (già operativo) - sarà il Centro di ricerca di biotecnologie e medicina traslazionale, quella cioè che risponde a precise domande cliniche.
Sono 30 i milioni di euro messi a disposizione dalla Regione su fondi europei che aiuteranno a sorgere nell'area dell'ex Scalo Vallino un'area di oltre 20mila metri quadri che possa diventare la casa della ricerca sulla genetica. Con tutto ciò che può legarsi alle neuroscienze, alle patologie neuro degenerative, ma anche all'oncologia e tutto ciò che può essere legato a una popolazione che diventa sempre più anziana.
"Insistiamo su una porzione di quartiere che nei prossimi anni sarà protagonista di grandi modifiche e l'attuale struttura avrà la possibilità di più che duplicarsi", spiega Gianmaria Ajani, rettore dell'Università di Torino.
Ma nel nuovo Centro troverà spazio un ribaltamento rispetto alla dinamica storica tra ricerca e potenziali applicazioni: "Vogliamo prender spunto dalle necessità cliniche cui dare risposta attraverso la scienza", spiega Federico Bussolino, vice rettore per la ricerca scientifica. "E vogliamo creare attrattive anche sul fronte dell'insediamento delle aziende, così come sulla formazione e sulla diagnostica".
Sarà il secondo lotto - visto che un primo lotto è già in via di realizzazione entro il 2019 su una superficie di quasi 15mila metri quadri - e che troverà un legame stretto anche con il campus universitario di Grugliasco. I tempi, fissano la scadenza, salvo intoppi, ad aprile 2022. E a regime potranno essere ospitati oltre 500 ricercatori, attualmente sparsi per la città (ma altri saranno reclutati) ponendo così Torino in un panorama che al di fuori dei confini piemontesi trova paragoni solo a Milano e, in Francia, nelle Rhone Alpes.
"Abbiamo sempre voluto sostenere settori a elevata crescita e valore aggiunto - commenta Giuseppina De Santis, assessore regionale alle Attività produttive - rendendo disponibili spazi in cui le persone potessero lavorare nel migliore dei modi".
"Torino si sta pian piano attrezzando a diventare città della ricerca, dell'Università e dell'innovazione e si sta attrezzando per esserlo - aggiunge Guido Montanari, vicesindaco del Comune - e, oltre alla metro, si lavora anche sul traffico pedonale e ciclabile". Cavallerizza, Ponte Mosca, OGM di corso Vercelli e in parte Scalo Vallino sono intanto le zone che, spiega Montanari, "sono oggetto di confronto con grandi gruppi internazionali per la realizzazione di residenze universitarie".
Il tutto a un passo dalla ferrovia, su un'area che è di proprietà di NovaCoop e con cui proprio Palazzo Civico sta ragionando per organizzare anche gli spazi complementari alle strutture universitarie. Senza dimenticare altre aree a crescente vocazione universitaria come quella che segue il corso del Po.