Cultura e spettacoli - 13 marzo 2019, 06:00

L'innovazione invade anche l'antico Egitto e lo racconta sotto una luce tutta nuova: ecco l'Archeologia invisibile (FOTO e VIDEO)

La fisica, la chimica e la diagnostica rivelano un mondo finora nascosto nei millenni passati: da ciò che si nasconde sotto le bende delle mummie fino al mitico "blu Egizio"

Le nuove tecnologie fanno irruzione ovunque. Anche nell'antico Egizio. Si chiama infatti "Archeologia invisibile" la nuova mostra che viene ospitata dal 13 marzo fino al 6 gennaio 2020 al Museo di Torino.

Un progetto che fa leva sue conoscenze di Enrico Ferraris, egittologo che ne è curatore e coordinatore. La nuova esposizione, grazie alle innovazioni regalate dal progresso, si rivelano in una chiave completamente nuova: andando oltre la semplice visione del reperto, ma raccontando anche dati e contenuti ulteriori. Dalle origini all'uso che si faceva di determinati oggetti, le funzioni, il contesto di contorno.

E così, oltre ai metodi usati per scoprire le testimonianze del passato, ecco riemergere i colori non più visibili a occhio nudo, su tutti il mitico "blu Egizio", primo colore sintetico mai realizzato dall'Umanità. E si può sbirciare sotto le bende delle mummie senza il timore di distruggere i reperti, immergendosi tra bracciali, collane e segni di un mondo lontano millenni. Dettagli che, un tempo, sarebbero potuti venire alla luce solo al caro prezzo di distruggere altri elementi. "Il digitale si è rivelato un grande alleato", garantisce Ferraris.

La ricetta è un mix di chimica, fisica e radiologia. Un insieme di dati che, abbinati al digitale, vengono restituiti in una forma nuova e mai sperimentata prima. Tre le sezioni della mostra, dedicate alle fasi di scavo, alle analisi diagnostiche e quindi al restauro e alla conservazione. A loro volta, le tre sezioni sono divise in dieci sotto sezioni tematiche.

"Noi stiamo vivendo una trasformazione profonda - dice Christian Greco, direttore del Museo Egizio - perché digitale e realtà virtuale fanno parte della nostra quotidianità. E con loro si deve instaurare un dialogo, non alzare muri. Ponendosi anche la domanda sul perché esistono enti di tutela come i musei e come noi. Perché conserviamo gli oggetti? E comunque nemmeno la matematica, che è il massimo dell'astrazione umana, può esistere senza la cultura materiale, carta e penna. Gli oggetti restano fondamentali".

Massimiliano Sciullo