Nonostante sembrano non esserci più dubbi sul fatto che sarà Alberto Cirio il candidato del centrodestra in Regione, l’ufficialità ancora non c’è.
Esponenti piemontesi di primo piano di Lega e Forza Italia confermano le voci, ma nessuno di loro vuole sbilanciarsi in dichiarazioni.
“La comunicazione la vogliono dare i capi”, si limitano a dire, lasciando intendere che essendo, sia il Capitano che il Cavaliere, entrambi permalosi, una dichiarazione intempestiva non verrebbe gradita e potrebbe costare cara a chi se ne assumesse la responsabilità.
Il tempo che stringe sembra non essere un problema. “I sondaggi – affermano - dicono che siamo oltre il 51% per cui, giorno più giorno meno, non sposta nulla”.
Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno già raggiunto un’intesa, un accordo pragmatico, all’insegna della real politik che non ha mutato i loro rapporti personali che restano infatti caratterizzati da reciproca diffidenza.
Ma in Piemonte bisogna vincere e la Lega, realizzato che non aveva nomi di spicco da spendere o quelli che aveva preferivano restarsene a Roma, ha deciso che l’europarlamentare albese aveva il profilo giusto.
In fondo – devono aver pensato i big del Carroccio - essendo stretto sodale di Giovanni Toti, governatore della Liguria, Cirio è “il più leghista dei forzisti e il più forzista dei leghisti”.
L’accordo sul Piemonte è cosa fatta, mentre restano da quadrare alcune situazioni amministrative al sud.
L’unico a rilasciare qualche commento è stato il segretario regionale e capogruppo a Montecitorio, Riccardo Molinari, il quale ha ribadito che per la Lega piemontese Cirio ha da sempre rappresentato la soluzione più logica, mentre l’ipotesi di Paolo Damilano costituiva una subordinata.
Cirio mantiene l’orecchio guardingo sul cellulare, aspettando lo squillo da Arcore che potrebbe arrivare, se non prima, nel corso dell’assemblea di Forza Italia in programma domani a Roma al palazzo dell’Eur.