Tra i temi che la CGIL pone da Torino in vista delle elezioni Europee, c'è un argomento molto sentito, anche a Torino. Quello dei lavori cosiddetti digitali: dai rider che consegnano il cibo a casa (Foodora, Glovo etc) alle ordinazioni su Amazon e così via. Un argomento che ha bisogno di una regolamentazione sovra nazionale, ma che proprio a Torino ha portato a scioperi e proteste clamorose nei giorni scorsi.
Sul lavoro digitale Susanna Camusso, ospite oggi nella città della Mole, è categorica. "Forse si è in ritardo su alcuni aspetti, ma non si può pensare che ormai è troppo tardi: c'è sempre la possibilità di determinare un cambiamento. E non è vero che tutto è nuovo: il rider che porta a casa il cibo con poco sovrapprezzo funziona con la stessa logica del paio di jeans a 5 euro. È il meccanismo della riduzione costante del prezzo del prodotto, dimenticando cosa c'è dietro, sia in termini di lavoro che in termini di valore prodotto, che contribuisce a costituire anche il reddito dell'azienda".
"La competizione non può essere fatta soltanto sul prezzo - aggiunge - perché non si può tralasciare la qualità del servizio che fornisci. Non è la tecnologia che cambia o trasforma la sostanza, al massimo può accelerare i processi trasformativi, ma che restano comunque materiali. Se lì si nasconde, allora si creano le sacche di povertà".
E non è neanche vero che non si può avere un dialogo perché ci si trova di fronte a un algoritmo. "L'algoritmo non nasce in natura, ma è creato in base a informazioni che vengono introdotte in origine e che finiscono per influenzare il lavoro di chi opera per Foodora o Amazon o altri. Non è una forma neutra, ma è determinata dall'essere umano che vuole realizzare o meno l'interesse dell'impresa. Se prima c'era un capo del personale e oggi una formula matematica, al di sopra c'è comunque qualcuno che gli dà indicazioni".
Severo il giudizio sul governo: "Dire che hanno avuto un comportamento ondivago e fare un complimento - dice Camusso -: la priorità è dare diritti a quei lavoratori. Che non è solo un salario minimo, anche se una retribuzione adeguata è fondamentale, ma anche la possibilità di discutere la propria condizione. A cominciare dal problema dei tassi di infortuni dei rider, che crescono continuamente".