Eventi - 11 maggio 2019, 07:20

Don Ciotti al Salone del Libro: "La repressione non c'entra nulla con la sicurezza"

Il fondatore di Libera ha presentato la sua ultima pubblicazione, "Lettera a un razzista del terzo millennio", contro il dilagante "avvelenamento" dato dalle "narrazioni tossiche" sul fenomeno migratorio

"Quando qualcuno chiude i porti e giudica sulla vita della povera gente, di fronte a tutto questo non si può stare zitti e inerti": è un accorato grido di protesta, quello che don Luigi Ciotti ha levato ieri sera al Salone del Libro di Torino, durante un incontro con Gad Lerner a pochi passi dallo stand del Gruppo Abele Edizioni. Il fondatore di Libera, autore di Lettera a un razzista del terzo millennio, ha parlato di immigrazione e false percezioni, diritti umani e manipolazione della realtà dei fatti.

Un libro di piccole dimensioni, capace però di sprigionare con viva forza l'indignazione contro la cosiddetta "emorragia di umanità alimentata dagli imprenditori della paura". Una presa di posizione salda contro tutti i razzismi da parte di chi ha fatto dell'accoglienza la propria missione in oltre cinquant'anni di attività. 

"La violenza dei fatti - ha detto - è figlia della violenza verbale a livello pubblico e politico. Ma la reazione attuale è insufficiente. E non c'è nulla di più pericoloso, al giorno d'oggi, della neutralità: in troppi stanno a guardare e basta". 

Il suo messaggio epistolare, indirizzato a un qualunque razzista intossicato da luoghi comuni e mendaci slogan di propaganda che distorcono la realtà, mira a "smontare alcune semplificazioni ora d'uso comune". 

"L'immigrato - ha sottolineato - non è un nemico, ma l'unica vera vittima. Il razzismo, oggi, è un problema reale, non semplice folklore. Ma a costruirlo ha contribuito una certa politica che per anni ha speculato sul tema della sicurezza. E ora cerca consensi annunciando facili espulsioni".

"La sicurezza - ha ribadito ancora don Ciotti - è un diritto sacrosanto di tutti. Questo inasprimento repressivo non vi ha nulla a che fare. Sicurezza semmai è vivere in libertà assieme agli altri, non a scapito di qualcuno". 

Manuela Marascio