Il Pil del Piemonte vola rasente al suolo. E al termine del 2019 potrebbe registrare un misero +0,2%. Lo dicono le stime dell'Ires, che ha elaborato la sua ricerca annuale sullo stato di salute della nostra regione.
Una frenata annunciata (e già rilevata) anche da Unioncamere e Banca d'Italia. Ma che ora prende corpo in un numero allarmante, che nel futuro prossimo - 2022 - non dovrebbe spingersi oltre lo 0,8%. L'inizio del 2019 mostra anche un -0,4% della produzione e cali per ordinativi, fatturato e utilizzo degli impianti.
E i segnali che fanno crescere la preoccupazione non sono finiti: il rapporto Ires parla di una polarizzazione sempre più marcata tra primi e ultimi. E il mercato del lavoro ha visto una minore offerta di occupazione qualificata. Si va al ribasso, insomma. Soprattutto per quanto riguarda i diplomati, nel periodo degli ultimi 15 anni.
Il tutto mentre la popolazione diminuisce (nonostante il flusso migratorio) e invecchia. E mentre il Piemonte si lecca le ferite di un calo del reddito che, dallo scoppio della crisi a oggi, è crollato come nessun altro nel Paese: un -11,8% dal 2007 al 2015 mentre la Lombardia fa -6,1%, il Nord-ovest -7,4 e l'Italia -9. Le famiglie piemontesi a rischio povertà, nel 2017, erano il 22%.
"Conoscere è fondamentale per chi vuole fare il mio lavoro. Ma vogliamo anche ascoltare perché non pensiamo di avere la verità in tasca. E numeri come questi ci aiuteranno a fare meglio, o a sbagliare meno. E il nostro obiettivo è portare il Piemonte fuori dal coro d'ombra visto che è la regione che cresce meno nel nord ovest", dice Alberto Cirio, governatore del Piemonte. Un cono d'ombra che però non è uguale per tutti. "Ci sono tante facce diverse del Piemonte e per ciascuna serve una ricetta ad hoc. Presenteremo un piano per lo sviluppo economico dei territori, anche mettendo in campo sgravi e incentivi economici, oltre a pensare alle infrastrutture e alla sburocratizzazione", conclude Cirio.
Una strada da seguire per la ripresa potrebbe essere quella del green. Sono sempre di più le imprese che seguono questa vocazione e il Piemonte si piazza al sesto posto in Italia con il 7,3% del totale nazionale (comanda la Lombardia con quasi il 18%). L'incidenza all'interno del tessuto regionale è del 26,8% e si tratta di una scelta che paga, visto che anche l'export migliora.