Accolto dagli applausi del pubblico, inseguito dall’inviato delle Iene e ospite di tutti gli stand presenti alla Festa dell’Unità. Nonostante una serata più che impegnativa, il momento più importante della trasferta torinese di Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, è stato il confronto con la rappresentanza politica locale.
Zingaretti, subito dopo il comizio, si è trattenuto a parlare con la base dem piemontese. Al tavolo della birreria dei Giovani Democratici, il segretario si è seduto davanti all’uomo che per anni è stato il volto del Partito Democratico a Torino: l’ex sindaco Piero Fassino. Vicino a lui il segretario provinciale Mimmo Carretta e quello regionale Paolo Furia.
Facile pensare che tra le tematiche affrontate nel confronto vi sia l’assenza, o quasi, di una rappresentanza piemontese nel Governo giallo rosso. Solo qualche giorno fa infatti il Partito Democratico torinese aveva subito un doppio schiaffo con l’assenza di ministri nel Governo Conte bis e la sola nomina di Andrea Giorgis come sottosegretario. Un risultato piuttosto magro se confrontato con il successo pentastellato (due ministri e due sottosegretari).
Zingaretti, già dal palco della Festa dell’Unità, aveva ammesso l’errore commesso: “Ho fatto di tutto perché ci fosse la rappresentanza di tutti. Intrecciare il numero delle regioni italiane con il pluralismo politico è difficile. Ma ci sono state delle mancanze, chiedo ufficialmente scusa e farò di tutto per rimediare”. Un mea culpa a cui però era seguito l’invito all’unità: “Dobbiamo ritrovare l’orgoglio di gioire perché ha vinto il Partito Democratico insieme. C’è questa tendenza a essere soddisfatti se ‘ io nella mia condizione sono rappresentato’. E’ sbagliato. Si può essere rappresentati anche con un noi”. Unità, unità e unità. Una parola ripetuta come un mantra, sia se riferita alle probabili mire scissioniste di Matteo Renzi che alle legittime ambizioni locali. Zingaretti ricorda a tutti che il momento storico e politico è delicato, fondato su equilibri precari e invita la base democratica alla ponderatezza, alla calma.
Di certo, durante la sua visita, il segretario ha riscosso successo, ricevendo un calore a tratti inaspettato. Tantissimi i militanti che hanno fatto la fila per un selfie: dalla pizzeria alla griglia, passando per la birreria, Zingaretti si è concesso a tutti. Un bagno di folla che ha “protetto” il segretario dem anche da Filippo Roma, inviato delle Iene, che a più riprese ha provato a mettere Zingaretti in difficoltà ricordandogli le tante frasi poco carine dette contro i Cinque Stelle nel recente passato. Anche in questo caso però, da Torino, il segretario del Partito Democratico ha voluto lanciare un messaggio distensivo: “Non sono amici, ma ex avversari. Parliamo dei processi politici futuri, non dei rapporti con la Giunta di Torino (Appendino) o di Roma (Raggi). La cosa più importante è avere delle idee nostre, portare avanti un dibattito con la nostra mentalità, aperti alle buone idee altrui”. Poche parole ma precise, chiare. Abbastanza per spiegare all’elettorato torinese e alla rappresentanza politica locale le basi della nuova era del Partito Democratico 2.0. Un'era nata ad agosto, durante una crisi di Governo, per frenare Matteo Salvini. Parola di Nicola Zingaretti.