Male, per non dire malissimo. Le esportazioni piemontesi non corrono più come una volta. Ma questa volta si tratta proprio di una frenata, anche piuttosto brusca.
Lo dicono i numeri di Unioncamere Piemonte, che al giro di boa del primo semestre 2019 registrano un valore delle esportazioni pari a 23,7 miliardi di euro, con una flessione del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un risultato ancora più deludente se lo si paragona al dato nazionale, dove l'incremento dalle vendite oltre confine è stato addirittura del 2,7%. Ma è un po' tutto il nord ovest a zoppicare (-1,1%).
Nonostante la performance negativa nel periodo gennaio-giugno 2019, il Piemonte si è comunque confermato la quarta regione esportatrice, con una quota del 10% delle esportazioni complessive nazionali (incidenza tuttavia inferiore rispetto a quella rilevata nello stesso periodo del 2018, quando era pari al 10,5%).
Tra le principali regioni esportatrici il Piemonte è stata comunque quella che ha realizzato il risultato meno brillante. La Lombardia ha manifestato una sostanziale stabilità delle vendite oltre confine (-0,2%), il Veneto ha segnato una crescita dell’1,8% e l’Emilia Romagna ha realizzato un incremento delle esportazioni del 4,7%. Importante è stato, in fine, lo sviluppo dell’export della Toscana (+17,9%).
“Questo rallentamento verso i mercati esteri - soprattutto verso la Turchia, la Cina e la Svizzera - è oggettivamente preoccupante per le nostre aziende. Ci sono alcune province che crescono grazie alla propria specializzazione settoriale e altre che, con un’incidenza maggiore sul risultato complessivo regionale, segnano una battuta d’arresto. Le esportazioni, durante gli anni della crisi, hanno sempre rappresentato l'unica vera opportunità di ripresa e sviluppo: perdere ora questa ancora di salvezza commerciale è un danno importante per il nostro territorio. Per arrestare questa tendenza, è necessario adottare con urgenza misure nazionali straordinarie di sostegno alle imprese, non ultime quelle della filiera autoveicolare - che possano consentire alle nostre merci di essere attrattive”, ha commentato Vincenzo Ilotte, Presidente Unioncamere Piemonte.
Il primo semestre del 2019 è stato in rosso per tutti i principali settori di specializzazione delle esportazioni piemontesi ad eccezione del comparto alimentare, che ha messo a segno un +13,4% delle vendite oltre confine, e del tessile-abbigliamento che ha registrato una crescita di entità meno sostenuta (+2,6%). Il comparto meccanico e quello della gomma-plastica hanno evidenziato variazioni tendenziali negative di lieve entità, rispettivamente pari a -0,5% e -0,8%. Patisce di più il settore dei metalli e dei prodotti in metallo, che ha mostrato una flessione dell’export del 3,5% rispetto all’analogo periodo del 2018.
Il dato peggiore appartiene ai mezzi di trasporto, le cui vendite oltre confine hanno subito un calo a doppia cifra (-15,1%). Questo comparto, che genera un quarto delle esportazioni regionali, aveva registrato una battuta d’arresto già nel I semestre 2018 (-8,7%). In particolare le flessioni più consistenti hanno riguardato l’export di autoveicoli (-35,2%), di prodotti della componentistica autoveicolare (-3,1%) e le vendite oltre confine del comparto aerospaziale (-2,6%).
Per quanto riguarda i mercati di sbocco, nel primo semestre 2019 il bacino dell’Ue-28 ha attratto il 60,9% dell’export regionale, quota superiore rispetto a quella del I semestre 2018 (59,0%). Parallelamente si è invece ridotto di circa due punti il peso esercitato sul totale delle esportazioni regionali dai paesi Extra Ue-28 (39,1%).
A livello territoriale si evidenziano risultati negativi per quasi tutte le realtà provinciali ad eccezione di Vercelli (+10,5%) e Cuneo (+4,7%). Stazionarie le esportazioni delle imprese novaresi (+0,7%) e di quelle alessandrine (-0,4%). Il dato peggiore si registra nell’astigiano (-10,5%), seguito in termini di performance negative da Verbania (-8,3%), Torino (-6,5%) e Biella (-3,9%).