Eventi - 03 novembre 2019, 15:50

La forza creatrice di un filo di rame: gli animali di Primo Levi in mostra alla GAM [FOTO]

Realizzata in collaborazione con Centro Internazionale di Studi Primo Levi in occasione del centenario della nascita dello scrittore. Fino al 26 gennaio 2020

La conoscevo, sì, la cedevolezza femminea del rame, metallo degli specchi, metallo di Venere; conoscevo il suo splendore caldo e il suo sapore malsano, il morbido verde-celeste dei suoi ossidi e l’azzurro vitreo dei suoi sali”. A scrivere è un Primo Levi chimico innamorato umanisticamente della forza creatrice delle mani, a contatto diretto con la materia in trasformazione. Ed è a questo inedito e affascinante profilo che è dedicata, all’interno della Wunderkammer della GAM di Torino, fino al 26 gennaio 2020, una preziosa selezione di opere realizzate dallo scrittore in filo di rame e risalenti al periodo 1955-75.

La mostra “Primo Levi. Figure” racconta il lato forse più intimo dell’intellettuale, raccogliendo creazioni pensate per guarnire gli scaffali del suo studio o come dono per gli amici. Autentici prodotti della fantasia e dell’abilità manuale di Levi, che, da professionista specializzato nella smaltatura dei conduttori elettrici, disponeva di una copiosa quantità di scarti e materiale da saggio, frutto del lavoro quotidiano alla Siva di Settimo Torinese. In questa raccolta, gli animali, senza dubbio, sono la prima fonte d’ispirazione, ma non mancano diverse creature fantastiche plasmate dalle suggestioni della sua mente. “Se potessi – diceva – mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili. Farei ogni sforzo non solo per osservarli, ma anche per entrare in comunicazione con loro. Sono sicuro che ne trarrei uno straordinario arricchimento spirituale e una più compiuta visione del mondo”.

L’allestimento è realizzato in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, che sta curando tutte le iniziative del 2019 in memoria dello scrittore torinese. “Questo – ha spiegato il presidente Ernesto Ferreroè il risultato di un lavoro decennale per smarcare Levi dalla solita etichetta di testimone della Shoah. Non è stato solo quello, ma aveva l’abitudine di nascondere tutte le altre qualità che lo caratterizzavano e le cose che sapeva fare. Era molto riservato, specie quando si confrontava con altri intellettuali. Analizzare la sua figura è un po’ come esplorare un continente, e non ci stanchiamo mai di farlo. Restiamo estasiati a ogni tappa di questa ricerca. L’intera sua opera possiamo dire sia un ininterrotto scavo, un calarsi nella profondità degli abissi ponendo al centro la manualità. E c’è come un filo di rame a fare da conduttore: a noi il compito di dipanarlo, anche grazie a questa mostra, che ci invita a capire quali meraviglie di nascondano nella sua ricerca inesausta”.

Scavare nel suo pensiero – ha rimarcato il direttore Fabio Levi, che ha curato l’esposizione assieme a Guido Vaglio – produce ogni volta risultati nuovi e significativi. La figura di Primo Levi testimone e scrittore è l’immagine rinnovata che si è affermata più di recente e che tende tuttora a prevalere in occasione del centenario. Ma non bisogna rischiare di rimanere imprigionati in un’ulteriore definizione, unilaterale e limitativa. Il lavoro dello scrittore si è sempre accompagnato ad altre attività. Levi diceva di sé di essersi impegnato per tutta la vita a cucire molecole e parole. Ebbene, anche queste figure in mostra sono state il frutto di un’ulteriore cucitura, compiuta con le mani, capaci, caso per caso, di adottare soluzioni idonee di assemblaggio e costruzione. Ed ecco che ora si mostrano al visitatore dotate della stessa leggerezza e versatilità dei pensieri umani. Figure chiamate a evocare, in versioni allusive, ambigue a anche divertenti, oggetti fra il reale e il fantastico già presenti in varie forme in molti luoghi della sua opera letteraria”.

A completare il percorso di visita, una vetrina centrale che espone altri documenti e immagini scelti in base alle suggestioni e i rimandi delle figure di rame, in dialogo con le citazioni letterarie sparse liberamente al posto delle consuete didascalie, creando accostamenti inusuali e sonanti tra i tanti volti di un Primo Levi ancora da (ri)scoprire.

Manuela Marascio