Pinerolese - 05 novembre 2019, 17:29

Manduca (Sinistra solidale Pinerolo): «Lascerò la politica per seguire il mio sogno»

Il giovane consigliere tenterà di diventare magistrato e chiuderà il mandato senza ricandidarsi alle Comunali del 2021. Un piccolo bilancio della sua esperienza amministrativa

«All’inizio pensavo che potesse essere il mio primo mandato, poi ho ripreso il mio sogno». La sua candidatura e il suo schieramento sono stati una novità assoluta nel panorama politico pinerolese, ma ora quell’esperienza si sta esaurendo completamente. Se il suo gruppo, Sinistra solidale Pinerolo (SSp), di fatto si era già sciolto, anche il suo candidato sindaco alle Comunali del 2016, saluta la politica: Pietro Manduca terminerà il mandato, ma non sarà più tra i candidati nel 2021.

Una scelta che è frutto del suo percorso di vita: «A gennaio inizierò la scuola di specializzazione per professioni legali in vista dei concorsi per entrare in magistratura».

Manduca si era candidato alla guida di un gruppo di sinistra, la cui media era uguale alla sua: 23 anni. Nipote di Nello, ex assessore democristiano e uomo di cultura, il giovane pinerolese ha fatto il boom alle elezioni: lui ha preso 1.046 voti, la lista 1.093.

«L’età è un dato di fatto, non un merito. Noi siamo stati capaci di essere credibili» commenta Manduca. Dopo pochi mesi, però, quell’esperienza si è sfaldata e da tempo Sinistra solidale non c’è più. Cosa è andato storto? «Nulla. È un’evoluzione fisiologica. Avevamo un’energia pazzesca allora, poi a 20 anni molte cose cambiano e le vite prendono delle direzioni differenti». Ciononostante restano dei legami: «Ci sono persone con cui mi sento ancora e con cui mi confronto su temi locali e mondiali».

Qual è la lezione che si può trarre da quest’esperienza? «Anche un giovane di 20 anni ha la forza per imporsi in un dibattito pubblico, abbiamo dato speranza e voce a una larga fetta della popolazione pinerolese, non solo giovanile».

Inoltre Ssp, ai suoi occhi, è stata una scintilla: « C’è chi ha continuato l’impegno in altra forma, occupandosi per esempio dello spazio giovanile Loft, oppure c’è chi ha fondato piccole associazioni – riflette –. A Natale, per esempio, ho ricevuto una lettera che mi ha fatto molto piacere, perché ci diceva che eravamo stati un esempio».

Senza Sinistra solidale Pinerolo cosa succederà nel 2021? Ci sarà un’altra forza capace di incanalare l’entusiasmo e le idee dei giovani in un progetto per le elezioni comunali? « Fare la stessa cosa sarebbe rischioso e normalmente non porta bene – risponde –. Io, però, mi auspico una grossa presenza di ventenni tra i candidati, sulla scia del nostro esempio».

Come è stato governare in questi con una forza politica giovane, con diversi giovani in Giunta e in Consiglio comunale? «La vittoria di Luca Salvai e dei Cinque Stelle è stata una sorpresa. Su certi argomenti, c’è stata affinità, come sull’introduzione di piste ciclabili, quello che ci ha diviso, in questo caso, è stato il modo in cui è stata applicata l’idea».

Per Manduca non c’è stata quella rottura forte che ci si attendeva: «Ci aspettavamo uno stacco più netto, rispetto al passato, ma le scelte in continuità non sono per forza negative, anzi ci sono cose da difendere e proseguire».

In questi due anni scarsi di mandato che gli restano, Manduca ha tra le sue speranze vedere partire il bilancio ambientale, una proposta che ha portato in Consiglio comunale ed è stata approvata.
Il bilancio ambientale sostanzialmente descrive tutte le relazioni tra le attività del Comune e l’ambiente ed evidenzia i risultati di sostenibilità raggiunti o da raggiungere.

E il tema dell’ambiente per Manduca deve essere al centro della campagna elettorale del 2021: «Pinerolo non è una realtà a sé stante e bisogna elaborare politiche di territorio per la riconversione ecologica, la riduzione delle emissioni e dei rifiuti e così via». Un altro tema forte è quello del lavoro: «Ci sono diverse crisi occupazionali da risolvere e dobbiamo attirare investitori, perché sono belle le manifestazioni, quando sono ben organizzate, ma non bastano».

Marco Bertello