Il Museo Egizio apre al pubblico cinque nuove sale, le cosiddette "sale storiche", che accolgono i visitatori al piano ipogeo.
Un percorso di visita esclusivamente dedicato alla sua storia sin dalle origini e in una modalità rinnovata, approfondita e interattiva, grazie al completo riallestimento degli ambienti, uno dei quali destinato ad ospitare la fedele ricostruzione di una sala ottocentesca.
"Dopo la riconfigurazione del museo nel 2015 - ha detto la presidente Evelina Christillin - siamo molto contenti di presentare questa novità, un intervento realizzato esclusivamente con i nostri fondi, sena chiedere contributi esterni".
"Il racconto delle origini della collezione - ha continuato - rappresenta un'occasione preziosa per riscoprire e approfondire le connessioni tra la storia di questo luogo e quella del territorio che lo ospita. Un progetto che ci avvicina al bicentenario del 2024, per il quale siamo già all'opera di concerto con il Mibact e la Soprintendenza".
La costante opera di ricerca e di indagine dell’équipe scientifica, negli ultimi anni ha coinvolto anche l’ambito archivistico, offrendo, fra gli altri, elementi utili a tratteggiare le vicende storiche dell’istituzione culturale torinese, oltre a rileggere pagine dell’egittologia che l’hanno vista al centro della scena fin dall’800. Da qui il bisogno di dare un’altra forma e sostanza a queste sale, a cominciare dalla risposta al quesito principale: perché il Museo Egizio è a Torino?
Descriverne la storia significa ripercorrere un cammino che muove i suoi passi iniziali circa 400 anni fa, quando le prime antichità egizie approdano a Torino per volere dei sovrani di Casa Savoia, alla ricerca di ciò che oggi definiremmo uno “storytelling”, radicato nel mito, che ne legittimasse il potere. Un ruolo, quello della monarchia sabauda, che sarà poi determinante nel 1824, con la decisione del Re Carlo Felice di acquistare la collezione Drovetti, facendone il nucleo fondante del Museo, che nasce così in quello stesso anno.
Il nuovo percorso storico è stato modellato attorno agli studi condotti all’interno del Museo Egizio dal curatore Beppe Moiso e dall’archivista Tommaso Montonati, corredato da un raffinato progetto di comunicazione visiva, con il ricorso a immagini d’archivio - antiche litografie, stampe e fotografie d’epoca - e a una serie di video e supporti digitali che si incontrano esplorando le cinque sale.
La prima illustra la fase in cui tutto ebbe inizio, a partire dalle ragioni del rapporto tra Torino e l’antico Egitto. Un’introduzione affidata ai depositari di questa vera e propria epopea, ossia quei reperti giunti da antesignani sulle rive del Po: ad accogliere il visitatore nella nuova area è l’imponente statua di Ramesse II, dopo la quale si svelano la Mensa Isiaca, pregevole tavola metallica di provenienza romanica, e via via gli altri reperti che testimoniano la genesi della collezione, fra cui la riproduzione della testa con segni cabalistici, visualizzata in 3D su un apposito schermo, conservata ai Musei Reali, presso il Museo di Antichità di Torino.
Il cammino prosegue con il contributo delle figure chiave di Vitaliano Donati e Bernardino Drovetti. Viene quindi tratteggiato lo sviluppo della “Egittomania” in epoca Napoleonica, nata sull’onda della spedizione lungo il Nilo delle truppe francesi, che lo stesso Bonaparte aveva voluto fossero affiancate da oltre 150 Savants, studiosi di varie discipline provenienti dalle Università francesi, con una decina di disegnatori. Proprio il lavoro di questi ultimi, confluito negli undici volumi della famosa Description de l’Ègypte, viene qui messo a disposizione del pubblico in formato digitale, per mezzo di un monitor touchscreen che consente di scorrerne le pagine della seconda edizione, stampata tra il 1821 e il 1829.
Sulla parete opposta allo schermo si estende il suggestivo e scenografico riallestimento del libro dei morti di Iuefankh, papiro la cui lunghezza sfiora i 19 metri, esposto corredato da un apparato infografico che ne percorre e descrive minuziosamente l’intero sviluppo, sulla base degli studi compiuti dalla curatrice e filologa del Museo, Susanne Töpfer, consentendo al visitatore di osservare da vicino e comprendere i disegni e le formule che compongono questo straordinario reperto.
L’inedita sezione dedicata al contesto europeo ed egiziano permette di comprendere in che modo la collezione torinese si inscriva entro un quadro più generale di grande interesse per la nascente disciplina. Altrettanto fondamentale, la conoscenza di fasi storiche dense di entusiasmo, come accade con il racconto della M.A.I. - Missione Archeologica Italiana in Egitto e della direzione di Ernesto Schiaparelli, oppure il ricordo di momenti cupi quali gli anni del Fascismo e l’impatto sul Museo della Seconda Guerra Mondiale.
Per introdurre il visitatore nell’autentica atmosfera ottocentesca e restituire l’aspetto del Museo di allora, è stata realizzata una sala che riproduce puntualmente l’allestimento di quegli anni. In quel periodo le antichità in pietra e le statue erano collocate al piano terreno dell’edificio, come documentato da un acquerello di Marco Nicolosino, mentre il resto stava ai piani superiori, come invece illustrano le due tele di Lorenzo Delleani, rispettivamente del 1871 e 1881, che immortalano due momenti allestitivi distinti con vetrine di tipo diverso.
La ricostruzione storica ha preso come modello proprio la testimonianza pittorica del 1871. Al disordine che caratterizza l’ambiente, ancora inteso quale luogo di studio più che sala museale, con reperti sparsi sul pavimento, si contrappongono severe vetrine a parete ingentilite da una delicata colorazione pastello. In alcuni casi sono esposte le medesime antichità, nel tentativo di trasmettere al visitatore il fascino di vivere la stessa esperienza di chi lo ha preceduto di 150 anni.
Gli oggetti sono sistemati all’interno di alcune vetrine, privi di didascalie, segno di una fruizione ancora riservata a pochi. Il centro della sala ospita una vetrina storica con all’interno il Canone Regio, un preziosissimo papiro che ha contribuito alla ricostruzione della cronologia egiziana antica. A fianco una mummia ancora completamente bendata all’interno del suo sarcofago. Tutto intorno altre teche, appartenenti al primo allestimento, contengono oggetti di culto e di uso quotidiano. Una parete intera è dedicata all’esposizione delle stele funerarie, in pietra e in legno. È infine possibile vedere - grazie al prestito dei Musei Reali di Torino - una selezione delle oltre 3000 medaglie e monete di epoca tolemaica e romana facenti parte della collezione riunita da Bernardino Drovetti.
"Questo è un luogo vivo, in continuo divenire, che muta e si evolve in virtù dei risultati della ricerca e del suo essere parte attiva della comunità - ha dichiarato il diretto del Museo Egizio Christian Greco - Cambiare e adeguare sé stessi è quindi una naturale vocazione per un’istituzione come la nostra”.