Economia e lavoro - 17 gennaio 2020, 12:42

Crisi Mahle, in piazza Castello i lavoratori di La Loggia e Saluzzo: "Ritirare i licenziamenti, la Regione è con noi"

I due stabilimenti sono l'ennesima tappa della Vertenza Torino: "Chiediamo la sospensione della procedura. Al Mise entro la fine del mese". Intanto si cercano nuovi investitori e la questione potrebbe arrivare in Europa

Un altro presidio sotto le sedi istituzionali, con bandiere sindacali, tamburi, fischietti e slogan. Un altro capitolo della Vertenza Torino si declina sotto il nome di Mahle, il Gruppo che ha due stabilimenti a La Loggia e Saluzzo, i cui lavoratori temono fortemente per il proprio futuro. Sono partiti in 453 e ora i numeri sono scesi a circa 420. Numeri che restano comunque "da Embraco".

Stamattina si sono dati appuntamento sotto la Regione, mentre una delegazione è stata ricevuta dal governatore Alberto Cirio e dall'assessore al Lavoro, Elena Chiorino. Il 7 febbraio infatti scadono i termini del confronto sindacale e bisogna fare in fretta. "Il governatore ha chiamato il Mise in nostra presenza - dice Bruno Ieraci, di Fiom - e la data in cui dovranno riceverci è il 28 oppure il 29 gennaio. Intanto speriamo si arrivi a una sospensione della procedura. Ma anche la Regione è con noi: non accettiamo i licenziamenti". E in serata è arrivata la convocazione ufficiale, per le 10 del 30 gennaio.

La speranza è che si possa procedere con una reindustrializzazione dei due stabilimenti piemontesi. "Cirio dice che non ha ancora nomi e cognomi di potenziali compratori, ma stanno lavorando in quella direzione - dice ancora Ieraci -  Essendo la Mahle una multinazionale, abbiamo chiesto di allargare la questione anche a livello europeo, chiedendo un incontro ai vertici Ue perché ognuno faccia la sua parte, visto che il problema non è solo italiano".

«La Regione non accetterà altra soluzione che non sia la revoca del licenziamento, per consentire il tempo necessario al salvataggio degli stabilimenti di La Loggia e Saluzzo. Che si tratti di una riconversione, ipotesi per cui chiediamo all’azienda di chiarire quanto questa possibilità sia fondata, o di qualunque altra strada percorribile».

Sono le parole del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, al termine dell’incontro stamattina a Torino con una rappresentanza di lavoratori della Mahle. Presente all’incontro anche l’assessore al Lavoro Elena Chiorino, che nei giorni scorsi ha sollecitato il Mise per la convocazione del tavolo di crisi.

«Ognuno deve fare la propria parte - ha spiegato l’assessore Chiorino - chiederemo che al Mise siano rappresentati tutti i soggetti coinvolti, compresa la Provincia di Cuneo, Città Metropolitana e i Comuni di La Loggia e Saluzzo. Quando si tratta di difendere il lavoro non possono esserci divisioni politiche o istituzionali, ma occorre lavorare tutti nella stessa direzione per raggiungere gli obiettivi».

Il tavolo al Mise dovrebbe essere in programma per il 29 gennaio, come anticipato al presidente Cirio telefonicamente dal vice capo di Gabinetto del Ministro Patuanelli, Giorgio Sorial, durante l’incontro di questa mattina. La conferma definitiva è attesa in giornata.

“Non c'è più tempo: i vertici della Mahle rispettino le promesse fatte e presentino il piano aziendale, dapprima annunciato e poi svanito nel nulla. Martedì in Consiglio regionale presenteremo un ordine del giorno, affinché la Regione Piemonte interloquisca con il ministero del Lavoro per aprire una ‘vertenza’ in sede europea, perché quello è il vero luogo decisionale”: così dichiara il consigliere regionale Diego Sarno (Pd), che questa mattina era presente al presidio dei lavoratori degli stabilimenti che la multinazionale tedesca intende chiudere.

“Mi fa piacere che il Presidente Cirio, incontrando i lavoratori, abbia parlato di possibili sviluppi per entrambi gli stabilimenti, e non solo per quello di Saluzzo, che precedentemente aveva indicato come quello più appetibile. Ciò detto, bisogna ottenere la revoca dei licenziamenti dei 450 lavoratori interessati (che dovrebbero scattare dal 7 febbraio) e lo stanziamento dei fondi necessari per attivare per un anno gli ammortizzatori sociali. Ma bisogna fare in fretta: ad oggi già in 70 lavoratori con alte professionalità si sono licenziati, trovando un’altra occupazione e accettando una buona uscita. Se la Mahle non presenta un piano aziendale, la riconversione diventerà impossibile per via della mancanza di personale”.

Massimiliano Sciullo