“La nostra vita non è un quiz”: con questo slogan, i precari della scuola si sono ritrovati davanti all'Ufficio Scolastico Regionale di Torino per protestare contro le attuali politiche del governo, ritenute insufficienti a garantire condizioni lavorative soddisfacenti e salari dignitosi. Il presidio, andato in scena venerdì pomeriggio, è stato organizzato dal sindacato CUB Scuola Università Ricerca, il quale ha rilanciato la proposta di uno sciopero generale per il prossimo 14 febbraio.
A preoccupare maggiormente i manifestanti è l'esiguo numero di posti previsto a livello nazionale: “Il prossimo concorso straordinario, aperto a chi ha 36 mesi di servizio ma anche a chi è di ruolo e vuole cambiare materia o classe di concorso, prevede 24mila regolarizzazioni, un'inezia se paragonate all'esercito di 170mila precari presenti in Italia, di cui 8mila solo a Torino. Questa stima, inoltre, è destinata a crescere a 200mila unità entro il prossimo anno” spiega Lina, insegnante di inglese in una scuola secondaria di primo grado.
A far discutere è anche la modalità di svolgimento degli stessi concorsi: “La scelta dei quiz – prosegue Lina – è alquanto bizzarra perché privilegerà il nozionismo puro e non le competenze. Come se non bastasse, il concorso ordinario aperto a tutti potrebbe veder passare chi non ha nemmeno un giorno di insegnamento alle spalle rispetto a tantissimi professionisti con esperienza anche decennale. Il governo sta ostacolando il processo di stabilizzazione di quei precari che negli ultimi anni hanno sorretto la scuola e il rischio è quello di aumentare le divisioni all'interno della categoria: occorrerebbe mettere a ruolo gli insegnanti seguendo le graduatorie provinciali”.
Tra le soluzioni proposte dal sindacato ci sono l'abolizione della distinzione tra organico “di fatto” e “di diritto”, l'assunzione a tempo indeterminato per le graduatorie ad esaurimento e i vincitori di concorso, la regolarizzazione immediata per chi può vantare almeno 36 mesi di servizio, procedure straordinarie di reclutamento per il resto dei docenti, incrementi retributivi per tutti e parità di trattamento tra personale di ruolo e precari: “Siamo di fronte - commenta Natale Alfonso di CUB USR – a un problema di portata biblica: purtroppo non notiamo nessun interesse a voler risolvere il problema dei precari, la cui situazione lavorativa e salariale trascina verso il basso quella di tutti”.