Sono scesi in piazza - anche a Torino - per protestare dopo due anni di "stop" al salario di produttività, accompagnato da mancate assunzioni a fronte di pensionamenti e un taglio del fondo dei lavoratori. Sono i dipendenti dell'Agenzia delle Entrate, che per alcune ore questa mattina si sono dati appuntamento (così come i loro colleghi in giro per l'Italia) in corso Vinzaglio 8, proprio davanti alla sede della Direzione regionale.
In tutto, almeno un centinaio, con bandiere e striscioni. L'iniziativa è stata organizzata dalle sigle principali: FP CGIL, CISL FP, UIL PA, CONFSAL/UNSA- FLP. "Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci erano stati posti, ma ciò nonostante non ci è stato corrisposto il salario di produttività. E poi ci sono gravissime carenze organizzative che mettono a rischio anche i servizi essenziali", dicono da sotto i balconi della sede regionale".
Solo nella nostra regione, i lavoratori avviati verso la pensione porteranno l'organico a "perdere" circa 700 persone entro la fine di quest'anno. Mentre le assunzioni sono state solo 80. "Un rapporto di uno a dieci che rappresenta un problema - dice Aldo Pollice, CGIL - soprattutto in assenza di direttive che genera il caos organizzativo. Nell'ultimo anno le uscite sono state moltissime".
A mancare, peraltro, sono anche i vertici dell'Agenzia, che non permette un'organizzazione efficiente. "I risultati saranno quindi inferiori alle attese e il volume lavorativo sarà insostenibile con l'avvicinarsi della fine dell'anno". E poi c'è l'aspetto economico: "Il blocco del salario accessorio dopo due anni doveva essere superato, come promesso dal Governo. Ma è stato un impegno disatteso e il 6 febbraio saremo a Roma per una manifestazione nazionale".
"Il nostro mestiere non è solo il recupero fiscale, ma siamo anche una guida per i cittadini per ottenere i loro diritti, che siano rimborsi o agevolazioni".