Diciotto esemplari d'eccezione per raccontare un settantesimo compleanno attraverso immagini iconiche e splendenti sotto i riflettori. E' stata inaugurata al Museo dell'Automobile di Torino la mostra "Lancia Aurelia 1950-2020. Mito senza tempo", un percorso espositivo che racconta l'evoluzione nei decenni del modello conosciuto in tutto il mondo come sinonimo di eleganza e sobrietà.
Fuoriuscita dal fortunato sodalizio creativo con Battista Pinin Farina, l'Aurelia vanta la partecipazione da protagonista al jet set cinematografico del "boom" del dopoguerra. Era lei, infatti, a sfrecciare, incosciente e malinconica, nella calura estiva del "Sorpasso" di Dino Risi con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant, manifesto del miracolo economico. E sempre attorno a lei volteggiava una splendida Brigitte Bardot, nei panni della corteggiatissima orfanella Juliette, in “Et Dieu crèa la femme”, di Roger Vadim.
Amata da Hemingway e da Fausto Coppi, lodata da Juan Manuel Fangio – che la paragonò a una “coppa di matè”, l’infuso da cui gli uomini delle Ande traggono forza e fiducia – la Lancia Aurelia è considerata, come ricorda il curatore della mostra, Massimo Fila Robattino, “un momento magico nell'evoluzione dell'automobile”. E aggiunge: "Raccontarla significa testimoniare il grande desiderio di riscatto che ha animato l’Italia nelle difficoltà del dopoguerra, dando vita a una vettura che solo pochi anni prima sarebbe stata irrealizzabile e che anche all’epoca, nel contesto di un’economia che ancora doveva dimostrare di essere in grado di ripartire, costituì una coraggiosa scommessa".
La mostra inizia con una Lancia Aprilia Bilux Pinin Farina del 1948, che anticipa sotto alcuni aspetti gli stilemi che saranno tipici della nascitura Aurelia. Sopra un riquadro verde appare quindi la B10, la prima Lancia Aurelia presentata al Salone di Torino del 1950 su un tappeto erboso, per volere di Adele Lancia, allora Presidente della Società.
A questa si affianca la B12, rivisitata sia nella carrozzeria che nella meccanica, con un aumento sostanziale del numero di cavalli rispetto alla berlina precedente, e l’adozione di una sospensione posteriore a ruote semi indipendenti.
Nella versione B24, l’Aurelia ha conquistato anche il mondo del cinema con la sua eleganza sportiva, che le ha permesso di essere allo stesso tempo una automobile da città e una temibile vettura da competizione. Proprio alle spalle di una B24S Convertibile e di una B24S Spider scorrono immagini tratte dalle pellicole che le hanno rese famose.
A chiudere il cerchio evolutivo dell’Aurelia, la Florida II del 1957 appartenuta a Pinin Farina stesso, prestata al MAUTO dalla Casa di Cambiano.
Chiude la visita una B20 GT con la livrea originale della Mille Miglia del 1953, in compagnia di altri sei esemplari Gran Turismo (dalla I alla VI serie), modello capace di grandi imprese sportive, come quella conseguita da Giovanni Bracco con il secondo posto assoluto alla Mille Miglia del 1951.
"Un simbolo luminoso della storia dell’Italia - commenta il presidente del MAUTO Benedetto Camerana -, che sintetizza la rinnovata fiducia nel futuro dopo la tragedia bellica e la rinascita industriale, unendo la genialità torinese dell’ingegneria meccanica e del design con i migliori fornitori simbolo della qualità italiana. Il museo aggiunge così un capitolo importante al proprio continuo lavoro di indagine e di rappresentazione del ruolo dell’auto nella storia del Novecento”.