Eventi - 10 febbraio 2020, 10:29

Pura perfezione: Kian Soltani debutta al Conservatorio di Torino per l'Unione Musicale

Appuntamento mercoledì 12 febbraio

Fresco dei successi raccolti nella recente tournée negli Stati Uniti, il violoncellista Kian Soltani arriva a Torino mercoledì 12 febbraio 2020 (Torino, Conservatorio - ore 21) per il suo debutto cartellone dell’Unione Musicale.

Descritto da Gramophone come «pura perfezione», Kian Soltani si sta affermando come uno degli interpreti più entusiasmanti della sua generazione grazie al suo modo di suonare «languido e impetuoso», «sia impeccabile che ispirato», unito a una presenza scenica carismatica e alla speciale attitudine a creare una immediata connessione emotiva con il pubblico.

Nato a Bregenz nel 1992 da una famiglia di musicisti persiani, Kian Soltani si è imposto all’attenzione internazionale nel 2011, a diciannove anni, con il debutto al Musikverein di Vienna e con la vittoria al Concorso Internazionale Paulo di Helsinki nel 2013. Nel 2017 si è aggiudicato il Leonard Bernstein Award e il Credit Suisse Young Artist Award, e solo cinque mesi dopo firmava un contratto in esclusiva con Deutsche Grammophon. Il suo album d’esordio, Home, uscito all’inizio del 2018 e inciso proprio con il pianista Aaron Pilsan, comprende opere per violoncello e pianoforte di Schubert, Schumann e Reza Vali.

Soltani ha iniziato a suonare il violoncello a quattro anni e a dodici studiava già all’Accademia di Musica di Basilea con Ivan Monighetti (erede della scuola di Rostropovich); si è poi perfezionato alla Kronberg Academy grazie a una borsa di studio della Fondazione Mutter e presso l’Accademia Internazionale di Musica in Liechtenstein.

Kian Soltani, che secondo il Washington Post «ha un suono della stessa consistenza del caramello», è cresciuto come primo violoncello della West-Eastern Divan Orchestra (WEDO) di Daniel Barenboim e attualmente è ospite regolare delle più prestigiose formazioni: Wiener Philharmoniker, Boston Symphony Orchestra, London Philharmonic, dei festival di Salisburgo e Lucerna e ai BBC Proms di Londra. Nella stagione scorsa si è esibito alla Philharmonie di Parigi, alla Konzerthaus di Vienna, al Concertgebouw di Amsterdam, alla Elbphilharmonie di Amburgo, al Barbican Centre, alla Philharmonie di Colonia e nella Stockholm Concert Hall come parte del programma ECHO Rising Stars.

Kian Soltani suona il violoncello Stradivari "London" del 1694, generosamente messogli a disposizione dalla J & A Beare International Violin Society.

Il partner del concerto torinese sarà il pianista austro-rumeno Aaron Pilsan, altra stella nascente del concertismo internazionale, che il pubblico dell’Unione Musicale ha recentemente apprezzato al fianco del giovane violinista Emmanuel Tjeknavorian. Camerista di gran classe, Pilsan è stato recentemente nominato «miglior giovane artista dell’anno» dalla rivista tedesca Fono Forum ed è stato scelto dalla European Concert Hall Organization (ECHO) come “Rising Star”; nel corso della stagione 2019/2020 prende inoltre parte al ciclo “Grandi Talenti” della Konzerthaus di Vienna.

Insieme Soltani e Pilsan hanno già inciso per Deutsche Grammophon l’album Home, dedicato a lavori di Schubert e Schumann.

Per il debutto torinese Soltani ha scelto un programma che spazia dal Classicismo alla musica dei nostri giorni. Si inizia con la Suite Italienne (d’après Pergolèse) di Igor Stravinskij tratta dal balletto Pulcinella, che inaugura la cosiddetta stagione neoclassica, caratterizzata dal recupero, attraverso la lezione dei classici, di un ordine formale, stilistico e di gusto venuto a mancare nel Romanticismo.

Si prosegue con un irrinunciabile omaggio beethoveniano: la Sonata in re maggiore op. 102 n. 2, la quinta ed ultima, e forse la più profonda e più bella, delle Sonate per pianoforte e violoncello di Beethoven.

Tra i brani più noti di Arvo PärtFrates è stato scritto nel 1977 ed è tra i primi frutti di quello stile tintinnabuli (dal latino “campanelli”) a cui il compositore estone approdò dopo lo studio del canto gregoriano, della polifonia rinascimentale e della tradizione russa ortodossa. Alla base c’è la volontà di ricondurre ad un unico fuoco la molteplicità dell’esistente, tramite sonorità che sfuggono alle tradizionali categorie di omofonia o polifonia («Nel tintinnabuli melodia e accompagnamento sono una cosa sola»).

Il concerto termina con la Sonata in la maggiore di César Franck, trascrizione della celebre Sonata per violino e pianoforte dedicata al violinista Eugène Ysaÿe che è considerata l’opera cameristica più equilibrata del compositore franco-belga, quella in cui meglio riuscì a fondere due aspetti apparentemente inconciliabili della sua personalità: l’inventiva melodica, appassionata e romantica, e il gusto per le solide architetture formali.

Comunicato stampa