L’opera The ballad of forgotten places degli artisti Botto&Bruno entra ufficialmente da oggi a far parte delle collezioni dei Musei Reali di Torno. Si tratta del vincitore della terza edizione del concorso Italian Council (2018), promosso dalla Fondazione Merz e ideato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
E' allestita al primo piano della Galleria Sabauda, nella Sala degli Stucchi, ambiente fortemente caratterizzato dal neobarocco, e propone uno sguardo contemporaneo e nuove riflessioni sul tema della memoria e della cura delle tracce del tempo. L'affaccio della sala sulla stratificazione di edifici che vanno dalle rimanenze romane agli anni Settanta del Novecento, contestualizzano invece l’opera in un luogo di transiti, passaggi, mutamenti.
Quello che si offre all'occhio del visitatore è una vera e propria natura migrante;, che accoglie e racchiude le tracce delle culture che l’hanno modellata e costruita nel tempo.
Nella visione di Botto&Bruno, infatti, «i luoghi marginali hanno bisogno di essere protetti e curati e soprattutto hanno bisogno che le persone si attivino a conservarne la memoria».
Da questa riflessione, ispirandosi alle parole di Marc Augé per il quale «il nostro tempo non produce più rovine perché non ne ha il tempo», gli artisti hanno concepito una struttura che evoca una rovina contemporanea, le cui pareti esterne costituiscono i resti di un’architettura modernista e dell’utopia che rappresenta.
The ballad of forgotten places si presenta come una struttura praticabile di grandi dimensioni, al cui interno, dalle pareti al pavimento, si dispiega l’immagine di un paesaggio suburbano denso di ossidazioni, macchie e reperti, trasformato in una sorta di dagherrotipo dall’azione del tempo.
Al centro dello spazio, sopra un basamento, un libro d’artista di trecento pagine raccoglie una serie di fotografie scattate dagli artisti in venti anni di lavoro, modificate pittoricamente con la stessa tecnica delle immagini a parete, che testimoniano luoghi scomparsi, alterati e dimenticati.
«L’idea di una casa che seppur fragile, diroccata, scelga di proteggere la memoria di questi luoghi perduti» – spiegano Botto&Bruno – «ci sembra l’unica via per poter costruire le basi per un nuovo e più costruttivo approccio per affrontare le problematiche sull’ambiente». Come in un gioco di scatole cinesi, il museo che ospita l’opera ha il compito di proteggere in una sorta di abbraccio questa rovina, che a sua volta ha la responsabilità di conservare e trasmettere la memoria di luoghi fragili e dimenticati.
La collocazione di Botto&Bruno ai Musei Reali rappresenta la tappa conclusiva di un viaggio che ha toccato le sale museali di Atene, Lisbona e Nizza.