Il Coronavirus fa scendere in piazza gli educatori dei nidi ed asili comunali di Torino e provincia. L'emergenza sanitaria ha colpito - dal punto di vista lavorativo - soprattutto i precari, che questo pomeriggio insieme ai colleghi hanno dato il via ad un presidio in piazza Palazzo di Città.
"Le maestre degli istituti comunali di Torino, a differenza di quello che accade in altre città - spiega Stefano Capello, della Cub Scuola - sono costrette ad andare in servizio anche senza bambini, a differenza di quello accade nelle scuole statali. L'ordinanza prevede infatti la sospensione della didattica, ma non la chiusura degli edifici".
Un problema che riguarda anche il personale Ata, richiamato per la sanificazione degli edifici e tutt'ora al lavoro. "I lavoratori - spiega Capello - sono in ansia per questa situazione: se ci sono rischi per la salute di tutti, che stiano anche loro a casa. In caso contrario che vengano riaperte le scuole".
Una richiesta a cui replica l'assessore comunale all'Istruzione Antonietta Di Martino. "Sulla presenza in servizio - spiega - la prossima settimana non sono ancora state prese decisioni, si sta valutando".
A preoccupare poi le educatrici esternalizzate di Torino, Rivoli, Collegno, Villarbasse e altri paesi della provincia - in forza presso le cooperative - che seguono i bimbi disabili, la questione dello stipendio. "Non abbiamo garanzie - spiegano - che verranno pagate queste giornate di sospensione forzata, perché la retribuzione è legata sempre alla presenza dell'alunno".
A essere preoccupati per la busta paga anche le educatrici dell'Istituto sordi di Torino, un'agenzia che lavora in accordo con Palazzo di Città. "Le ore - spiega il personale, che affianca i bimbi con disabilità uditive a scuola - sono già inserite a bilancio: chiediamo che ci vengano pagate".