Economia e lavoro - 10 marzo 2020, 19:00

Coronavirus, in provincia di Torino un albergo su due costretto a chiudere per contenere le perdite

Il 50% delle strutture sceglie la strada della razionalizzazione dei costi, in attesa delle misure di sostegno alle imprese. Ed è dibattito intorno all'ipotesi di rallentare anche la produzione delle aziende

Dopo il crollo delle prenotazioni per marzo e per i prossimi mesi emerso la scorsa settimana e dopo l’istituzione della “zona protetta” su tutto il territorio nazionale per cercare di arrestare la diffusione del Coronavirus quasi la metà degli alberghi torinesi sceglie la strada della chiusura temporanea per abbattere i costi di gestione, nell’attesa che il governo definisca le forme di sostegno alle imprese del settore.

"La scorsa settimana abbiamo resistito e tenuto aperte le strutture in attesa dell’evolversi della situazione sul nostro territorio – dichiara Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino – oggi, dopo che l’ultimo Dpcm ha esteso la zona protetta a tutto il territorio nazionale molte strutture stanno valutando l’opportunità di chiudere temporaneamente per contenere le perdite e preservare i livelli occupazionali".

"Di fronte a una crisi senza precedenti non esistono altre strade per resistere, nell’attesa che il governo e gli enti locali diano corso alle procedure per assicurare forme di sostegno alle imprese e ai dipendenti, con la speranza che questa emergenza possa risolversi il prima possibile".

In diverse occasioni e con diverse modalità l’Associazione degli imprenditori alberghieri torinesi ha già chiesto a enti locali e governo di prevedere l’esonero da tutte le imposte locali e fondi di emergenza destinati direttamente alle imprese del settore.

Intanto c'è dibattito anche sul fronte delle imprese. Da Giorgio Airaudo (Fiom Piemonte), arriva la proposta di programmare un rallentamento o la chiusura "di tutte le attività non indispensabili per permettere ai lavoratori di rispondere all'invito di restare a casa". Dunque posticipare le commesse non urgenti, anche utilizzando la cassa integrazione in deroga.
Ma le reazioni sono decisamente tiepide, sia da parte di Unione Industriale che da Confindustria Piemonte, fino ad Api Torino. "Bisogna trovare un equilibrio tra l'esigenza di ridurre il contagio e quella di non penalizzare le fabbriche, perché altrimenti si danneggia il Paese", dice Dario Gallina, presidente di Unione Industriale di Torino e Camera di Commercio.
"Le nostre aziende stanno già applicando con assoluto rigore e responsabilità le misure indicate dal Governo, che sono equilibrate e consentono di salvaguardare la salute dei lavoratori e al tempo stesso di preservare la nostra capacità produttiva, in attesa di poter tornare a pieno regime", dice Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte.

comunicato stampa