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Immortali | 16 marzo 2020, 12:00

Ricominciare dal Covid-19

Il mondo del calcio si è fermato: lascia interdetti la ritrosia dimostrata dai padroni del vapore a fermare il carrozzone

Ricominciare dal Covid-19

C'è voluto un po', ma alla fine ci siamo arrivati. Il mondo del calcio si è arreso al Covid-19 e si è fermato. Com'era giusto che fosse, peraltro.

Quello che lascia interdetti, di fronte al dramma epocale che sta colpendo tutto il pianeta, è la ritrosia dimostrata dai padroni del vapore a fermare il carrozzone, anche se si inizia a capire il perché di questo colpevole ritardo nel prendere una decisione ineluttabile.

Iniziano infatti i lamenti, che giungono da più parti, sulle perdite che il sistema calcio avrà nell'immediato futuro, con probabili pesanti ripercussioni anche sul futuro più remoto. Le cifre che emergono parlano di centinaia di milioni di euro andati in fumo.

Tra diritti televisivi e di immagine, pay tv e biglietti, sponsor e merchandising vario, attorno al mondo del calcio gravitava una galassia di interessi disparati, che però con lo sport, con il calcio fine a se stesso, non c'entrano assolutamente nulla.

Vogliamo mica sostenere che Messi o Cristiano Ronaldo sono immensi perché guadagnano e fanno girare attorno a loro milioni di euro? Direi proprio di no, anzi, casomai è vero il contrario, che guadagnano perché sono grandi, ma sarebbero grandissimi ugualmente anche se non guadagnassero un solo centesimo, perché la grandezza è insita in loro, nella loro classe, nel loro talento innato, non nella loro busta paga.

Lo dimostra chiaramente il quantitativo sproporzionato di asini, che non stiamo qui a citare per nome e cognome, per carità di patria, che hanno ricevuto ingaggi principeschi, mai giustificati dal loro reale rendimento in campo.

Lo dimostra altrettanto chiaramente la legione di fuoriclasse, e pesco solo dal mondo granata per fare esempi, dal trio Baloncieri, Libonatti e Rossetti, al Grande Torino, da Meroni a Pulici, che pur ricevendo uno stipendio diverso da quello di un operaio o di un impiegato, non sguazzavano sguaiatamente nell’oro come alcuni Paperoni in banca ed anatroccoli in campo del calcio di oggi.

Non vorrei sembrare blasfemo, agli occhi di chi in questi giorni piange la scomparsa di un caro o è in ansia per la sua salute, ma questo virus, per il calcio, non può che avere effetti benefici, se solo sapessimo cogliere l'insegnamento che ci sta dando.

Chiedete al Judo, o al canottaggio, o al nuoto, o alla marcia, di quante perdite economiche soffriranno. Poco o nulla, sarà la risposta. Eppure sono discipline olimpiche, con una dignità pari, se non maggiore, a quella del calcio, perché gli atleti e le atlete che praticano queste discipline, erroneamente è vergognosamente definite “minori”, finiti gli allenamenti, vanno a studiare o a lavorare, non a casa a giocare alla PlayStation.Questi eroi dello sport, che stanno sotto i riflettori per massimo ventiquattro ore, se hanno la bravura e la fortuna di vincere un alloro olimpico o mondiale, gli altri trecentosessantaquattro giorni l'anno sono sportivi veri, con due palle così, anche le donne. Anzi, le donne forse ancora di più, visto che sovente la carriera di atleta e quella di mamma lavoratrice si sovrappongono.

Come il nostro Paese ha la possibilità ed il dovere di resettare errori e cattive abitudini economiche del passato, per ripartire più forte di prima dopo questa tragica crisi, identica opportunità ce l'ha il mondo del calcio. L’augurio è che nessuno dei due se la lasci sfuggire.

Domenico Beccaria

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