"Io al momento rimango qui. L'università non mi autorizza a partire per un'altra nazione per fare "work from home": sono obbligata a restare, oppure a usare tutte le ferie accumulate (un mese in totale inclusi i festivi), non avendo poi dunque più possibilità di rientrare prima del prossimo ottobre".
Noemi Procopio - originaria di Sommariva del Bosco da alcuni anni spostatasi a vivere e lavorare in Inghilterra - non è certo l'unica in una situazione di questo tipo, nei giorni della pandemia da nuovo Coronavirus, ma viverle in prima persona, le cose, ha tutto un altro sapore. Più amaro, più difficile da mandare giù.
E' partita per l'Inghilterra per realizzare un dottorato di ricerca in Scienze Forensi a Manchester e, alla sua conclusione, è riuscita a conquistarsi una cattedra all'università di Nortumbria di Newcastle, dove ha lanciato un proprio progetto di ricerca a livello professionale.
Mentre anche nella nostra provincia il numero di contagi risulta ogni giorno più alto, Noemi ha quindi deciso (a malincuore) di non ritornare a casa dalla propria famiglia: "Il problema è che non sapendo quando la situazione si placherà il rischio serio di stare in Italia per un mese e poi di rientrare quando qui in Inghilterra si affronterà il picco dei contagi è più che concreto. Questo mi sembra un azzardo veramente troppo grande e mi sto convincendo che sia meglio rimanere qui invece che rientrare, date le circostanze".
"In Italia la situazione mi sembra alquanto critica e ogni giorno devo rasserenare i miei e restare positiva anche per loro - prosegue Noemi - . I miei devono continuare a lavorare (mia mamma è OSS e lavora in una casa di riposo, e mio papà è carpentiere artigiano), quindi la situazione è davvero problematica. Da qui non posso fare molto, se non spedire gel e maschere alla mia famiglia, e tenerli su di morale".
"Vedo il Veneto come avanti anni luce rispetto a noi piemontesi, prendo a esempio la loro scelta di fare il più grande numero di tamponi possibili in modo da individuare anche i positivi asintomatici per isolarli e bloccare ancora di più la diffusione del virus".
Ma non è finita qui. L'Inghilterra, lo ricordiamo, è il paese che nelle ultime settimane più si è schierato contro le restrizioni "all'italiana" (o "alla cinese"), con il premier Boris Johnson che si è speso in un discorso drammatico nel quale ha messo l'intera popolazione di fronte al fatto di "doversi abituare a vedere i propri cari morire per il dilagare del nuovo Coronavirus".
Nonostante parrebbe che anche Downing Street, nella giornata di ieri (martedì 17 marzo), abbia deciso di rivedere il proprio atteggiamento nei confronti dell'espandersi del contagio, la situazione attuale che ci dipinge Noemi non è delle più rassicuranti: "L'altro motivo di preoccupazione è che qui nessuno ha ancora preso alcuna misura contenitiva di sorta".
"Io dalla scorsa settimana ho deciso di non andare più in università e di lavorare da casa, e ho detto alle mie studentesse e alla mia assistente di ricerca di rimanere ognuna a casa sua - prosegue - ; la seconda è riuscita a trovare a un prezzo improponibile un volo Alitalia per tornare a casa, l'unico che attualmente copre la tratta Londra-Roma, messo a disposizione dal Ministero degli Interni per permettere agli italiani di rimpatriare, e quindi domani partirà".
"Certo, è sconcertante vedere l'immobilismo del governo ma, in fin dei conti, io penso di starmene chiusa in casa fino a data da destinarsi. Tra tutte le opzioni questa è sicuramente quella che mi rende più sicura" conclude Noemi.
Quarantena auto-imposta, quindi. Un po' come quella che molti italiani hanno deciso per sé sin dall'inizio del dilagare dell'emergenza Coronavirus, e la stessa che ora gran parte dei governi del mondo stanno adottando come misura standard per la propria popolazione.
Niente "lacrime e sangue", quindi? Staremo a vedere.