Cultura e spettacoli - 29 aprile 2020, 12:00

Dalla denuncia ecologista alla libertà nella Fase 2: "Cantiamo l'aria pura che ci manca a Torino"

Il nuovo singolo del duo Animali Urbani era nato a febbraio, quando l'inquinamento raggiungeva livelli altissimi. Uscirà il 4 maggio, con un nuovo significato ispirato alla quarantena

Spazi cittadini intasati dal traffico, abbandonati alla solitudine del crepuscolo o circoscritti da gabbie invisibili che siglano il confine tra reclusione e libertà. E un titolo parlante, Aria, elemento essenziale per la vita, irrinunciabile commistione di ossigeno e sogno. È questa l’anima dell’ultimo lavoro di Animali Urbani, duo elettronico (Amedeo Mattei e Marco Cucciniello) nato a Torino nel 2018 con un primo ep, che ora si prepara alla pubblicazione del nuovo singolo in una data scelta ad hoc: il 4 maggio, l’inizio della Fase 2 nell’emergenza Coronavirus, come sancito dal governo. 

L’intero nostro progetto - racconta Amedeo, campano, da cinque anni residente nel capoluogo piemontese - verte sul conflitto sociale e relazionale che ognuno di noi vive nell’ambiente in cui abita. Lo definiamo come uno zoom che va a ingrandire e raccontare storie ordinarie della giungla umana. Con la nostra musica, cerchiamo di narrare attitudini sociologiche attuali, con un focus sull’elemento dell’urbanizzazione, appunto, che vede al centro Torino”.

Con il nuovo singolo, l’intento originario era di “fotografare la patina che viviamo ogni giorno in città”, continua Amedeo, “un’aria non benevola che siamo costretti a respirare”. Non a caso, per le riprese del video è stato scelto uno speciale filtro senape, in cui si trova immerso il soggetto protagonista - mascherato interamente da tuta e casco, immobile o disarticolato nei suoi spostamenti pedonali -, a denunciare con un forte impatto visivo il problema dell’inquinamento. 

Quando l’abbiamo girato, con mezzi nostri, low budget - spiega Amedeo -, era fine febbraio e non pioveva da settimane. Un periodo particolarmente critico per la qualità dell’aria a Torino. L’uscita era prevista a fine marzo, ma, con l’inizio della quarantena, abbiamo dovuto rivedere i piani. E, ragionandoci, ci siamo accorti che il pezzo stava assumendo un doppio significato: quello dell’isolamento sociale, dell’impossibilità di comunicare con l’esterno”. 

Le immagini del video scorrono da Porta Palazzo a corso Mediterraneo, fino al parco del Valentino. E su tutto pervade un senso di alienazione e disorientamento, come se il protagonista vivesse una scissione individuale tra ciò che vorrebbe mostrare di sé e l’esigenza di proteggersi, nascondersi dai pericoli del “fuori”. 

Il concetto di animale urbano - conclude Amedeo - parte proprio dall’idea di esserci creati da soli uno nostro carcere, e ora ci ritroviamo a vivere il conflitto tra una componente animale, che richiede bisogni più basilari e naturali, e questa gabbia che tuttavia, recludendoci, ci fa stare insieme, in società”.

Sul futuro, tante incertezze e poca voglia di sognare l’impossibile. Ma sicuramente non mancherà la spinta verso nuove sperimentazioni di poetica e linguaggio. “Forse, dieci anni fa, avrei detto anch’io che questa è l’occasione buona per cambiare, ma, in realtà, credo torneremo esattamente a quello che eravamo prima. Con una grossa ferita soprattutto sul piano economico. Vedremo come affrontarlo in musica”.

Manuela Marascio