Nuove Note - 03 maggio 2020, 06:00

Smile: in tre minuti mettiamo in musica la complessità della quotidianità

Il loro singolo d’esordio, “Every New Mistake”, nasce come reazione malinconia e esplosiva all’incapacità comunicativa, alla routine che inaridisce i rapporti personali e alle maschere che indossiamo ogni giorno vivendo vite che non sono le nostre.

Nel luglio 2019 un cantante, Michele Sarda, e un chitarrista, Hamilton Santià, decidono di tornare a suonare insieme dopo 15 anni dall’ultima volta che lo fecero insieme in un gruppo. A loro si unirono un bassista, Mariano Zaffarano, e un batterista, Francesco Musso. Da musicisti provenienti da background differenti si formarono gli Smile: una band dallo spirito post-punk e l’anima indie. Il loro singolo d’esordio, “Every New Mistake”, nasce come reazione malinconia e esplosiva all’incapacità comunicativa, alla routine che inaridisce i rapporti personali e alle maschere che indossiamo ogni giorno vivendo vite che non sono le nostre.

Come si sono formati gli Smile e perché si chiamano così?

Gli Smile si incontrano nel luglio 2019, quando Michele Sarda (il cantante) e Hamilton Santià (il chitarrista) decidono di ritornare a suonare quindici anni dopo l’ultima volta a nome Squirrel, e trovano Mariano Zaffarano (il bassista) e Francesco Musso (il batterista). Una sezione ritmica formidabile con cui è scattata una scintilla istantanea pur provenendo tutti da background diversi. Un’unione di spirito (post)punk e spiccata anima indie. Il nome Smile è venuto fuori per esclusione dopo mesi di incertezze e discussioni. Abbiamo deciso di adottare un termine generico proprio per volerlo riempire con la musica.

 

Viviamo in società post-industriale iniqua e in un momento di distanziamento sociale che sembra aver stoppato la frenesia delle nostre vite, il vostro singolo in parte racconta anche questo. Cosa significa per voi far musica?  

Fare musica è una reazione naturale e spontanea alle tensioni del tempo in cui viviamo. Crediamo fortemente nella sua forza generatrice, nella sua capacità di veicolare messaggi fondamentali e di poter incanalare in canzoni da tre minuti tutta la complessità della nostra quotidianità. Questo periodo storico non ha bisogno di risposte o di evasione, ma di domande giuste e una buona dose di produzione culturale senza troppi compromessi. Inoltre, la nostra musica è figlia del contesto in cui viviamo e ci muoviamo: Torino con i suoi fantasmi post-industriali e post-olimpici, la desertificazione (già in atto prima del lockdown), la mancanza di futuro.

 

Da poco è uscito il vostro primo singolo “Every New Mistake”, come è nato e come, in generale, nasce un vostro brano?

Principalmente gli spunti di partenza arrivano o da frasi di chitarra di Hamilton o da riff di basso di Mariano. Poi la canzone viene costruita cercando di farsi guidare spontaneamente dalla musica grazie al lavoro ritmico di Francesco, per poi arrangiarla tutti insieme seguendo il principio fondamentale della sottrazione. Meno note. Meno accordi. Meno protagonismi. Cerchiamo di essere il più essenziali possibili per permettere poi anche ai testi di Michele di nascere sulla base di quello che la canzone suggerisce. Anche “Every New Mistake”, che è stata la nostra prima canzone, nata da una melodia di chitarra che suonava davvero molto diversa, segue questo procedimento di “spontaneità programmata”. Che potete ascoltare, e comprare, sul nostro profili Bandcamp!

 

State lavorando ad altri pezzi per un Ep o album? Se sì, dateci qualche anticipazione. 

Il lockdown ha rallentato un po’ i lavori, ma per fortuna siamo riusciti a registrare diverse canzoni prima di tutto questo. Stiamo valutando se far uscire un nuovo singolo in streaming, consapevoli di quanto ormai sia la canzone il centro fondamentale del contesto e del consumo musicale contemporaneo. Però questo non esclude l’idea di uscire con un disco. Stiamo cercando di capire quando conviene farlo. Probabilmente non appena avremo delle notizie più o meno certe rispetto alla riapertura dei locali, per poter tornare a suonare dal vivo potendo offrire a chi viene a sentirci anche la possibilità di comprare un disco fisico.

 

La vostra Torino musicale e non.

Come band ci muoviamo nel contesto del collettivo Dotto, una comunità di amici e musicisti (dai New Adventures in Lo-Fi ai LeChuck passando per gli Swörn) che da anni cerca di dare un contributo significativo alla scena locale. Il nostro batterista Francesco suona in altri progetti — come Lay e Maniaxxx — con cui condividiamo un orizzonte “ideale” sulla musica underground. Qualche mese fa, Hamilton e Michele hanno organizzato insieme ad Andrea Sassano dei Low Standards, High Fives e Giacomo Bottaro dei Promises Worth Repeating il tributo al cantautore americano Daniel Johnston “From Turin To Austin”, in cui partecipano dieci esperienze locali (tra cui Foxhound, Bonetti, Seward Alaska e Heart of Snake) unite dalla voglia di riconoscersi “comunità” e fare qualcosa insieme. Noi Smile partecipiamo con la cover di Life in Vain. Questo è lo stesso spirito comunitario che ci ha portato a partecipare al disco benefit organizzato dagli amici di Scatti Vorticosi “Nel vortice”, in uscita tra qualche giorno: settanta band che hanno donato un pezzo in supporto dei locali torinesi che ci hanno formato come ascoltatori e dato spazio come musicisti.

 

Qualche consiglio musicale non per i nostri lettori per questo periodo di quarantena?

Consigliamo un po’ di dischi che sono stati molto importanti per noi come Smile. Uno a testa! The Queen is Dead degli Smiths, Come on Feel dei Lemonheads, Bizarro dei Wedding Present e Double Nickels on the Dime dei Minutemen.

 

News, anticipazioni.

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Federica Monello