Scuola e formazione - 04 maggio 2020, 13:19

Dal Pinerolese una lettera al Governo sul futuro della scuola

L'iniziativa partita dalla Rodari di Torre Pellice ha raccolto 740 adesioni

Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta dalla componente genitori del consiglio di istituto della scuola Rodari di Torre Pellice, alcuni docenti e personale Ata dello stesso istituto e i pediatri del distretto di Pinerolo. La lettera è stata indirizzata al Ministro dell’istruzione, al Ministro delle pari opportunità e della famiglia, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Comitato di esperti, al Presidente della regione Piemonte e all’Assessore all’istruzione della Regione e contiene alcune riflessioni sulla situazione dell’attività scolastica. I firmatari sono 740.

 

Egregia Ministra Lucia Azzolina,

Egregio Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte,

Egregia Ministra Elena Bonetti,

Egregi componenti del Comitato di esperti,

Egregio Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, 

Egregio Assessore all’istruzione della Regione Piemonte Elena Chiorino, 

siamo un gruppo di genitori, docenti, personale ATA e pediatri e abbiamo deciso di scriverVi per rendervi note le nostre preoccupazioni in merito all’attuale situazione dell’istruzione scolastica.

 

In Piemonte, le scuole di ogni ordine e grado e gli asili nido sono chiusi dal 27 febbraio u.s.

 Gli istituti scolastici si sono adoperati fin da subito per attivare tutte le procedure necessarie per poter continuare  a  operare  tramite  la  didattica  a  distanza,  riscontrando,  a  volte,  con  le  famiglie  molteplici difficoltà dovute sia al territorio montano sia al digital divide (mancanza di strumenti tecnologici, dispositivi e materiali adeguati, connessione Internet debole o assente, mancanza di conoscenze informatiche sufficienti ecc.). Nella valutazione della didattica a distanza non sono state incluse le famiglie che sono parte fondante del processo educativo e, nella scuola, non possono non esserlo.

Nel frattempo, si sono susseguiti numerosi decreti che hanno regolamentato molteplici aspetti della vita quotidiana del nostro paese, dalla sanità al lavoro, ma il tema dei/delle bambini/e, dei/delle ragazzi/e e delle famiglie è sempre passato in secondo ordine. Un esempio pratico e banale, che denota la scarsa attenzione  rivolta  al  mondo  scuola  è  il  non  aver  considerato  il  materiale  scolastico  come  prodotto necessario fin da subito, ma solo dopo il sollevamento di proteste.

 

Siamo cittadini responsabili e abbiamo capito la necessità di chiudere le scuole in questo momento di emergenza sanitaria.

Tuttavia, mentre si prospetta una graduale riapertura di aziende, esercizi commerciali, industrie, studi e attività professionali ecc., per quanto riguarda la scuola, sembra che tutta l’attenzione sia concentrata sull’uso della didattica a distanza, anche e addirittura per il prossimo anno scolastico. Mentre altri paesi europei (ad esempio Spagna, Francia, Svizzera, Germania) hanno lavorato per mettere in pratica diverse modalità e tempistiche per un’imminente riapertura delle scuole garantendo nel contempo i requisiti di sicurezza, la sensazione è che in Italia non ci sia, al momento,  alcuna progettualità, se non quella di investire milioni di euro sulla didattica a distanza, con obiettivi piuttosto discutibili, dal momento che esistono già molte piattaforme disponibili gratuitamente per tutte le scuole.

Per quanto la didattica a distanza sia di vitale importanza per far proseguire l’attività didattica nel periodo emergenziale, la scuola non può essere ridotta a questo! Non crediamo che sia questo il modello di scuola per il futuro. I/le bambini/e e i/le ragazzi/e hanno bisogno di vedere e stare con i/le loro insegnanti, di socializzare con i/le propri/e compagni/e, devono vivere il contesto scolastico: nessun computer o dispositivo simile e nessuna piattaforma digitale potranno mai sostituire l’attività didattica in presenza e soprattutto mai vorremmo che ciò accada!

In queste settimane molti genitori (e comunque non tutti) non stanno lavorando e, quindi, possono occuparsi dei/delle figli/e e aiutarli/e quotidianamente nell’attività scolastica, ma cosa succederà quando rientreranno tutti a lavorare? Chi si occuperà dei/delle bambini/e e dei/delle ragazzi/e? Chi li seguirà nell’attività scolastica? La possibilità di usufruire del congedo parentale al 50% dello stipendio (per i pochi che ne hanno diritto) non è economicamente sostenibile per le famiglie e il voucher per babysitter non è sicuramente sufficiente né per garantire la copertura di tutte le ore di cui una famiglia avrebbe bisogno né per una retribuzione congrua ed equa e, di conseguenza, le famiglie dovrebbero sostenere un’ulteriore spesa elevata.

Al fine di assicurare il fondamentale diritto all’istruzione, garantendo nel contempo la sicurezza sanitaria, riteniamo che sia doveroso che il governo si concentri sulla ripresa dell’attività didattica in presenza lavorando sui molteplici aspetti a essa correlati:

-     Riapertura senza ulteriori dilazioni a settembre delle scuole su base regionale o locale a seconda della situazione epidemiologica;

-     Focalizzare in particolare l’attenzione sui/sulle bambini/e e sui/sulle ragazzi/e che, con elevata probabilità, hanno avuto maggiore danno dalla situazione: allievi/e con famiglie con difficoltà sociopsicoeconomica e studenti/studentesse con disabilità, senza avviare percorsi ghetto o stigmatizzanti, ma veri percorsi di inclusione. I mesi di lavoro sono 5 per cui, così come viene chiesto alle famiglie di rinunciare al lavoro in questi mesi, domandiamo che il personale deputato sappia dedicare tutto il tempo possibile a questa progettazione;

-     Numero di bambini/e e ragazzi/e adeguato per classe;

-     Aumento del numero di personale docente con priorità a quello di sostegno, già cronicamente carente;

-     Individuazione di nuovi spazi da adibire ad aule e laboratori, sperimentazione di nuove modalità per

esperire relazioni educative, quali attività all’aperto;

-     Turni differiti;

-     Aumento del numero di mezzi di trasporto pubblico per evitare affollamenti di studenti durante il tragitto casa-scuola e viceversa;

-     Utilizzare le passeggiate come modalità educativa, relazionale, fisica.

Riteniamo inoltre che si debba fare un serio ragionamento sul tipo di valutazione che dovrà essere dato ai/alle bambini/e e ai/alle ragazzi/e. Nella scuola sia dell’infanzia che primaria, l’apprendimento si fonda soprattutto sull’esperienza, sull’interazione con gli/le insegnanti, sulla cooperazione tra i pari. Il venir meno di questi elementi che caratterizzano la scuola “in presenza”, la padronanza non ancora sviluppata della strumentazione tecnologica, la necessaria mediazione esercitata dai genitori, rendono estremamente complesso per il/la docente attuare interventi significativi “a distanza” e poco significativo valutare apprendimenti, impegno, partecipazione, rispetto delle consegne. Riteniamo che sarebbe più idoneo sostituire questo tipo di valutazione con giudizi sintetici degli/delle insegnanti che valorizzano tutte le risorse positive dei/delle bambini/e.

Questi sono solo alcuni esempi di misure; si tratta sicuramente di un enorme lavoro organizzativo che deve essere avviato e finanziato subito.

È compito della politica garantire il diritto alla salute nel saggio bilanciamento di tutti gli altri diritti dei cittadini, fra i quali quello all'istruzione che non può, e non deve, essere sacrificato ed è compito dei cittadini fare proposte costruttive con l’obiettivo del benessere della comunità.

Il Presidente della Repubblica Prof. Sergio Mattarella ha definito la chiusura della scuola in queste settimane come una ferita aperta. Tale espressione non poteva essere più adatta viste le ferite inferte a tutti: le ferite dei lutti, delle distanze, delle differenze, delle assenze, della perdita del lavoro. Adesso è il tempo delle cure sanitarie, ma anche di quelle relazionali, emotive, comunitarie, economiche, sociali anche per evitare la ferita della rabbia.