Cultura e spettacoli - 29 maggio 2020, 16:28

La ricerca della modernità che sfida il Barocco: Roma, Torino e Parigi in mostra a Venaria [FOTO]

Da domani fino al 20 settembre 2020, sarà possibile visitare la mostra nelle Scuderie Juvarriane attenendosi alle norme di sicurezza, con obbligo di mascherina

Una competizione artistica a cavallo tra il Seicento e il Settecento, che abbraccia i poli creativi delle capitali europee dell'arte barocca in un'eco iridescente di luci e ombre. E' questa la grandiosa Sfida al Barocco lanciata dagli artisti in nome della modernità  tra il 1680 e il 175, sperimentando nuove forme e linguaggi di comunicazione, e ospitata fino al 20 settembre 2020 nelle Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria.

Oltre 200 capolavori provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni di tutto il mondo, seguendo il filo conduttore di una ricerca che si sviluppa tra Roma e Parigi, i due poli di attrazione dell’Europa moderna con cui la Torino di quegli anni intesse un intenso fittissimo dialogo in nome del rinnovamento delle arti sulla scena internazionale.

Il periodo storico e pittorico racchiuso nella Citroneria è valorizzato da un potente impatto visivo, che sazia il visitatore dopo tanti mesi digiuno dalla bellezza. Misurandosi con le grandi opere degli antichi, gli artisti presi in esame esplorano le potenzialità dell'osservazione del naturale, della realtà e dei sentimenti, in relazione con i mecenati e i mutati gusti del pubblico di riferimento. 

Le favole antiche nei teatrali quadri di storia, i racconti sacri nelle pale d’altare, la seduzione e la grazia nelle sculture e nei dipinti, la progettualità degli spettacolari modelli di architettura e la raffinatezza preziosa di arredi e ornamenti (insieme al fiabesco Bucintoro dei Savoia, in chiusura della mostra) accompagnano i visitatori lungo l’appassionante e sorprendente percorso alla ricerca di un’identità moderna.

L'allestimento, articolato in 15 tappe con scansione cronologica e tematica, si sviluppa attraverso percorsi paralleli che abbracciano i temi della storia, della memoria, dell’invenzione, della sensibilità alla natura, esibendo artisti per la prima volta messi a confronto con un assetto critico mai presentato finora.

Da Maratti a Trevisani a Conca a Giaquinto a Subleyras, a Pannini e Batoni, fino ai pittori della modernità parigina, quali Boucher e Chardin, agli scultori come Cametti, Legros, Bouchardon, Ladatte e Collino, chiamati a rinnovare le imprese monumentali, ai maestri dell’ornato e delle arti preziose, agli esponenti di maggior rilievo delle scuole romana, napoletana e veneziana voluti a Torino da Filippo Juvarra.

Ed è proprio al grande architetto idolatrato dai Savoia che la mostra dedica una sezione espositiva di tutto rilievo. Dopo un decennio vissuto a Roma, nel 1714 Juvarra viene infatti nominato Architetto regio da Vittorio Amedeo II, assumendo la regia dell'allestimento, negli appartamenti regi e negli altari delle chiese torinesi, di una straordinaria esposizione di arte contemporanea. Nel Castello di Rivoli, mette a paragone i maestri della scuola napoletana e veneziana, Francesco Solimena e Sebastiano Ricci; in San Filippo a Torino e in Sant’Uberto, alla Venaria, vi accosta i maestri della scuola romana, Francesco Trevisani e Sebastiano Conca. Infine, nel 1731, Carlo Emanuele III incarica il torinese Claudio Francesco Beaumont della decorazione del Palazzo Reale di Torino, dove Juvarra può così concretizzare il progetto avviato a Rivoli: la realizzazione di una galleria dei maestri delle Scuole d’Italia, riproposta alle Scuderie attraverso l’affascinante confronto tra le scuole pittoriche.

"In queste lunghe settimane di lockdown - racconta le presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude Paola Zini - abbiamo corteggiato il nostro pubblico virtuale, fornendo quotidianamente anticipazioni sulla mostra, racconti, video di backstage, approfondimenti ed interviste finalizzate a farla assaggiare, intravedere, pregustare. E’ giunto, finalmente, il momento di visitarla".

La mostra, curata da Michela di Macco e Giuseppe Dardanello, affiancati da un comitato scientifico internazionale, rappresenta l’esito di un articolato progetto di ricerca svolto nell’ambito del "Programma di ricerche sull’età e la cultura del Barocco" della Fondazione 1563.

Progettata dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura, grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, vede Intesa Sanpaolo come partner. "Due importanti opere di Francesco Solimena e dello scultore Bernardino Cametti - spiega Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolosono esposte dopo il restauro effettuato con il nostro programma Restituzioni che, in 30 anni di attività, ha riportato alla loro originaria bellezza 1500 opere del patrimonio pubblico italiano, restituite così alla collettività. L’apertura della mostra è un ottimo segno di ripartenza dopo le gravi difficoltà di questo periodo". 

Manuela Marascio