Cultura e spettacoli - 21 giugno 2020, 12:08

Il barocco come pensiero e punto di vista: una Torino bizzarra e deformata in mostra a CAMERA

"Vedere (il) barocco: lavori in corso", a cura di Barbara Bergaglio e Pierangelo Cavanna, sarà esposta fino al 30 agosto

Immortalare le architetture barocche che tanto hanno segnato la storia di Torino, cogliendone le fughe prospettiche, gli scarti anticonformisti e il senso di moto vorticoso. E' stata questa la sfida che ha spinto Barbara Bargaglio e Pierangelo Cavanna a creare il primo allestimento fotografico di "Vedere (il) barocco: lavori in corso", che, già nel titolo, racchiude il senso di un work in progress destinato a nuovi e fortunati approdi.

La mostra è esposta nella Project Room di CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia (via delle Rosine 18) fino al 30 agosto. Attraverso 70 immagini, si racconta il modo in cui un nutrito gruppo di fotografi – Paolo Beccaria, Gianni Berengo Gardin, Giancarlo Dall’Armi, Pino Dell’Aquila, Giuseppe Ferrazzino, Giorgio Jano, Mimmo Jodice, Aldo Moisio, Riccardo Moncalvo, Ernani Orcorte, Augusto Pedrini, Giustino Rampazzi, Daniele Regis, Roberto Schezen – hanno “guardato” al Barocco, in particolare alle sue architetture, nella Torino del XX secolo.

Ma, soprattutto, l'esposizione intende trasmettere il peculiare punto di vista degli artisti, sollecitati a mettere in campo diverse soluzioni descrittive, superando l'approccio documentaristico in favore di una scelta interpretativa. 

Un modo di guardare che è mutato negli anni: dalla semplice intenzione descrittiva all’elaborazione di raffinati strumenti critici, segnando il passaggio dal semplice “fotografare barocco” a un effettivo “vedere barocco”.


"Fotografie – spiegano i curatori – solo apparentemente bizzarre, momentaneamente irriconoscibili e incommensurabili rispetto al nostro consolidato modo di vedere. Fotografie che vivono di una barocca moltiplicazione delle fughe, degli scorci, delle deformazioni proiettive conseguenti per trattenere e trasmettere l’eccitazione indotta nell’occhio dell’osservatore. Per testimoniare un’esperienza, quindi".

"Ci allontaniamo dalla funzione tradizionale della fotografia e dalle sue convenzioni - continuano - cercando di rileggere gli spazi. Ne risulta un lavoro sicuramente soggettivo, ma anche profondamente riflessivo. Un po' come raccontare il barocco in chiave letteraria, conservandone il linguaggio arzigogolato e dall'effetto quasi ipnotico". 

Tra i capolavori immortalati - alcuni prelevati dai materiali d'archivio, altri fuoriuscenti dalll'attualità -, Palazzo Graneri della Roccia, Carignano e Madama a Torino, la Chiesa di San Bernardino a Chieri, la Palazzina di Caccia di Stupinigi.  

Un primo step in vista di progetto fotografico più ampio che accolga tutto il barocco italiano. 

Manuela Marascio