La denuncia dello sguardo coloniale sul mondo sottomesso, una lente distorta che cristallizza i rapporti di potere mistificando i fatti storici senza includere il giudizio della parte lesa. E' questo il focus della nuova mostra ospitata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo fino al 18 ottobre, Tutto passa tranne il passato [Everything Passes Except the Past], all'interno di un omonimo festival online organizzato dal Goethe-Institut di Torino.
Esposte le opere di Bianca Baldi, Alessandra Ferrini, Grace Ndiritu e del collettivo Troubled Archives. Mettendo a confronto realtà e rappresentazione, le artiste contestano l’idea occidentale dell’immagine coloniale come documento oggettivo ed espongono le tensioni tra passato e presente, tuttora fortissime e determinanti a più livelli della società.
Quale ruolo assume la fotografia all'interno della memoria? Quali implicazioni etiche comporta l'impiego di certi mezzi di rappresentazione? Queste alcune delle domande di partenza per l'impostazione di un lavoro volto a smascherare il valore falsato di documento insito negli scatti, svelando piuttosto la responsabilità individuale che si cela dietro. Rimodellando e combinando certe faziosi immagini raccolte negli archivi dei musei etnografici nel corso del Novecento, le installazioni in mostra presentano un approccio critico al modus operandi di sfondo razziale, troppo spesso edulcorato dalla vulgata istituzionale.
Apre il percorso di visita la curiosa proposta di Troubled Archives, che invita a scattarsi un selfie e caricarlo su un sito web dedicato: tramite una tecnologia di riconoscimento facciale, progettata per identificare le emozioni, ecco che il software si collega a una fotografia d'archivio scattate dai colonizzatori (dall'Africa Museum di Tervuren al Pitt Rivers Museum), mettendo in relazione gli attuali regimi di sorveglianza con quelli del passato.
Chiude Tutto passa tranne il passato "Sight Unseen" di Alessandra Ferrini, risultato della scoperts di una controversa storia di occultamento degli ultimi giorni di vita di Omar al-Mukhtar, leader della resistenza libica alla colonizzazione italiana.
La mostra è accompagnata da un ricco programma discorsivo, un festival che sarà trasmesso online il 17 ottobre. La storica dell’arte Bénédicte Savoy terrà il discorso di apertura, cui seguirà un programma di tavole rotonde con contributi di attivisti, artisti, esperti, curatori e ricercatori provenienti da Africa, America Latina ed Europa. I dibattiti affronteranno le questioni legate alla decolonizzazione delle collezioni museali, dello spazio pubblico e degli archivi filmici, al fine di porre in un dialogo serrato le prospettive dal Nord e dal Sud globali. Inoltre le presentazioni porranno un accento particolare sul modo in cui le metodologie dell’arte, della teoria critica e dell’attivismo possono offrire strumenti per istigare consapevolezza politica e metamorfosi critica.