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Economia e lavoro | 26 ottobre 2020, 07:40

#Corritorino: un appello per rilanciare l’economia e la cultura torinese valorizzando le potenzialità dell’area vasta e i tesori nascosti

L’imprenditore Gian Carlo Buffo: “Non si può sempre attendere l’aiuto dall’alto, le città devono essere artefici del loro futuro, generando risorse dalle utilities e facendo leva sull’area provinciale: privato e pubblico devono lavorare insieme per lo sviluppo del territorio e il benessere di chi ci abita”

#Corritorino: un appello per rilanciare l’economia e la cultura torinese valorizzando le potenzialità dell’area vasta e i tesori nascosti

Quasi la metà delle aziende piemontesi ignora l’economia circolare ecco perché “Torino deve creare ricchezza a partire dal patrimonio e dalle potenzialità della Città Metropolitana - la più grande d’Italia per numero di Comuni - e auspico la nascita di nuovi esempi virtuosi, green e moderni e allo stesso tempo in linea con l’eredità della nostra città-modello”  

Candidata a diventare Capitale Europea della Cultura 2033 e fresca di nomina di Capitale italiana dell’Intelligenza artificiale, Torino possiede una grande ricchezza ma una parte del suo tesoro è ancora nascosto e inutilizzato. Città pioniera in molti campi, dall’automobile all’aerospazio, dal cinema al sociale, dal design fino alle banche di interesse nazionale, qui la creatività e l’innovazione sono sempre state di casa in tutti gli ambiti. E oggi?

“Chi si occuperà di Torino nei prossimi anni dovrà per forza ragionare anche nei termini della sua area vasta, solo così potrà dialogare e competere con le grandi città europee e migliorare l’economia e la qualità della vita” ne è convinto l’imprenditore torinese Gian Carlo Buffo, classe 1965, amministratore delegato di un’azienda metalmeccanica specializzata nel precision-forging e convinto sostenitore della collaborazione e “contaminazione” positiva tra pubblico e privato.

Il Recovery Fund prevede un aiuto al Piemonte che si attesta tra gli 8 e i 10 miliardi di euro, da sommare ai 3 della programmazione europea. Un anno fa il Governo promise 150 milioni per il rilancio dell’industria torinese, attraverso il riconoscimento dello status di “area di crisi complessa”. “Non si può sempre attendere l’aiuto dall’alto – commenta Buffo – le città devono essere artefici del loro futuro, generando risorse ad esempio dalle utilities e facendo leva sull’intera area territoriale circostante: la forza di ripartire passa dalla collaborazione fra privato e pubblico ma soprattutto Torino e la Città Metropolitana devono candidarsi a diventare una cosa sola, un progetto pilota che metta a frutto tutto il potenziale dell’economia dell’area diffusa. E in questo contesto l’ente pubblico deve fare la sua parte, da protagonista”.

La Città Metropolitana di Torino è la più grande d’Italia come numeri, forte dei suoi 312 Comuni e degli oltre 2 milioni di abitanti, e da qui può ripartire il motore portante del Nord-Ovest.

L’appello di Buffo riguarda ad esempio la manifattura, ancora un fiore all’occhiello riconosciuto all’estero. “La fusione Fca e Psa è un segno dei tempi, simbolo della collaborazione fra due paesi vicini che dialogano, creano sinergie positive e proprio all’estero l’area torinese è vista con molto interesse grazie a un know how molto richiesto, alla specializzazione in molti settori ma anche ai nostri prodotti, apprezzati e venduti” sono altre opportunità concrete individuate da Buffo, grazie al suo osservatorio di imprenditore, che già nel 2007 fu capace di riunire e far dialogare 21 Comuni del Canavese Occidentale e 150 aziende metalmeccaniche, facendo una scoperta interessante. “Si trattava principalmente di piccole e medie imprese con un fatturato aggregato di 1,5 miliardi di euro, circa 8000 occupati su un totale di 42000 abitanti – spiega Buffo – ad un primo sguardo dati incoraggianti, nonostante la crisi alle porte, ma resi impietosi dal confronto con la pubblica amministrazione: i bilanci dei Comuni aderenti valevano 100 milioni di euro”. Tra gli obiettivi raggiunti e le iniziative messe in atto da quell’esperienza, già figlia della consapevolezza dei numerosi paletti imposti dall’alto (Regioni, Governo, Europa...), spiccano gli accordi con centri di formazione del territorio per l’attivazione di stage, sportello giustizia per la mediazione civile e commerciale, partecipazione ai Programmi Territoriali Integrati (PTI) per favorire interventi di sviluppo strategico del territorio, attività di accesso al credito per le Pmi e molto altro ancora.

L’area del Canavese Occidentale dalla forte vocazione manifatturiera è solo un esempio di tante zone alle porte di Torino, all’altezza di un confronto ad armi pari con realtà estere virtuose, ma solo facendo rete e squadra.

 

Da città più inquinata d’Italia a modello virtuoso?

Da una ricerca realizzata da Unioncamere Piemonte è emerso che tra 1815 imprese manifatturiere della regione, il 46% non è a conoscenza dei principi base dell’economia circolare che oltre a fare bene all’ambiente contribuiscono anche a ridurre molti costi.  

Torino si è recentemente riconfermata città più inquinata d'Italia anche nel 2019 con 147 giorni di sforamento dei limiti di Pm10 secondo Legambiente. “Oggi va tanto di moda parlare di green e sostenibilità ma le parole hanno un valore e gli slogan non bastano se non accompagnati da politiche di lungo termine, ne risente anche la qualità della vita insieme al benessere dei cittadini per questo occorre introdurre nuovi paradigmi e parametri di misurazione come ad esempio ‘algoritmi euristici’ che prendano in considerazione variabili di natura diversa per ottenere un risultato univoco – propone Buffo –. Il benessere della persona è collegato alla qualità dell’ambiente in cui è inserito: lo sfruttamento delle risorse rinnovabili e l’economia circolare sono esempi di strategie che molti paesi avanzati da tempo utilizzano con ottimi riscontri, dall’energia prodotta dai corsi d’acqua e l’energia solare, fino al downsizing”.

 

Gli altri settori in cui Torino può fare la differenza

“Guardando a Torino e cintura, oltre all’automotive penso al food ad esempio, oltre al Salone del Gusto e a Cioccolatò ci sono possibilità nuove per valorizzare un patrimonio collettivo come quello dei prodotti tipici – sostiene Buffo –. Notizia di questi giorni ad esempio è il manifesto delle Denominazioni Comunali (De.Co) strumento che consente ai Sindaci di dare valore alla forte identità territoriale e storica di specifici prodotti, piatti-ricette o tradizioni del proprio Comune”. Altre opportunità presenti e future passeranno dalla mai abbastanza valorizzata cultura, dallo sviluppo del turismo e del marketing territoriale, dall’utilizzo delle utilities delle comunità minori come risorse, dal ciclo integrato dei rifiuti fino ai corsi d’acqua e le zone industriali per produrre energia pulita, dalle infrastrutture o dalle nuove frontiere della tecnologia come la nomina di Torino quale capitale mondiale dell’Intelligenza Artificiale. Come cogliere queste opportunità? “La vocazione allo sviluppo deve nascere dal basso e richiede il contributo di tutti – conclude Buffo – il sistema Torino può diventare un modello ma prima ancora serve una mentalità aperta a questa spinta creando ricchezza a partire dal patrimonio e dalle potenzialità dell’area metropolitana, sarà un modo concreto per diffondere la cultura della glocalizzazione e un’occasione per trovare insieme una strada per uscire dallo stallo in cui si trovano le nostre economie, bisogna farlo in fretta: corri Torino, anzi per dirla con una hashtag #corriTorino”.

 

BREVE BIOGRAFIA 

Gian Carlo Buffo è nato a Torino nel 1965 ed è un imprenditore torinese. Attualmente ricopre la carica di amministratore delegato della C.I.S.L.A. srl, azienda del settore metalmeccanico specializzata nello stampaggio a caldo di acciaio, lavorazioni meccaniche e assemblaggi. C.I.S.L.A. conta un centinaio di dipendenti e si caratterizza per la diversificazione tra settori produttivi (automotive, sportivo, ferroviario, energetico...) e clienti (Ferrari, Maserati, CNH, Porsche, BMW, Audi, Aston Martin, Alstom, Areva, Knorr Bremse...), detenendo anche attività nei settori edile, metalmeccanico e terziario. Quella di Giancarlo Buffo è una lunga carriera imprenditoriale in primis ma anche nella politica locale e nell’impegno sociale. Buffo è stato vice presidente della Banca di Credito Cooperativo di Rivarolo Canavese, Rivara ed Enti Territoriali Locali - Riva Banca, in quegli anni è stato anche responsabile dei rapporti istituzionali di Asco, associazione per lo sviluppo del Canavese Occidentale che ha contribuito a fondare. Buffo è stato vice presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Canavese con delega agli Enti Locali, sindaco di Rivara dal 1995 al 2004 e consigliere Cmac, Comunità Montana Alto Canavese. Tra le sue pubblicazioni spicca il libro “In” Politica - Localismo strategico: il Comune cuore del nuovo stato (Libero di Scrivere edizioni).

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