Attualità - 28 ottobre 2020, 16:12

Resilienza Climatica, gli ambientalisti: “Vogliamo essere maggiormente coinvolti”

Presentate in Commissione le osservazioni al piano in attesa di essere approvato dal Consiglio Comunale: “Avremmo potuto fornire competenze ed esperienze significative”

Manca poco all'approvazione definitiva del Piano di Resilienza Climatica della Città di Torino. Il documento, in attesa di ricevere la benedizione del Consiglio Comunale, ha nel frattempo “ricevuto” le osservazioni delle organizzazioni ambientaliste.

A intervenire è, tra gli altri, la Consulta per l'Ambiente e il Verde: “In futuro – dichiara Piero Cavallari – desideriamo essere maggiormente coinvolti in percorsi come questo perché avremmo potuto fornire competenze ed esperienze significative. Rispettiamo le linee generali del progetto ma le stesse devono essere definite in un piano entro il 2030: le belle intenzioni vanno realizzate e non lasciate sulla carta”.

Secondo la Consulta, il piano avrebbe dovuto dedicare maggiore attenzione ai grandi produttori di anidride carbonica come gli inceneritori, al verde attraverso una maggiore piantumazione di alberi, all'azzeramento del consumo di suolo con la modifica del piano regolatore e la conservazione dei terreni liberi, alle ondate di calore con la previsione di misure emergenziali, al rischio dissesto della collina torinese e alla valorizzazione delle vie d'acqua minori per evitare il rischio inondazioni.

A esprimersi è anche Legambiente Metropolitano: “Ci si è concentrati troppo sulla co2 - spiega Francesco Forleo – ma meno su ciò che supera sistematicamente i livelli di sicurezza: i veicoli a motore aspirano aria, la bruciano e la reimmettono nell'atmosfera inquinata con la conformazione del territorio torinese a fare da tappo; la situazione è aggravata dall'assenza di pioggia e di vento”.

“Per migliorare - conclude Forleo – occorrerebbe passare da una differenziazione qualitativa a una quantitativa dei veicoli, con la limitazione dei motori di mezzi pesanti in grado di aspirare più aria e, di conseguenza, inquinare di più”.

Marco Berton