Economia e lavoro - 20 novembre 2020, 13:01

Slot machine legali in tilt: "A rischio 3800 posti di lavoro e 200 milioni di entrate per il Fisco"

Le associazioni di categoria lanciano l'appello contro le restrizioni per i giochi previsti dalla legge: "Senza il gettito del settore, ogni famiglia piemontese dovrebbe versare 176 euro". E cresce il gioco illecito. Tronzano: "Pronti a riformare la legge"

Aziende e posti di lavoro a rischio, soprattutto in tempi di Covid, accompagnati da un minor gettito per il fisco, ma senza che il numero delle giocate diminuisca, a beneficio però (anche, se non soprattutto) dei giochi illegali. In un periodo così difficile per tutta l'economia, lanciano l'allarme anche gli addetti ai lavori del settore del cosiddetto "Gioco lecito" e "Giochi di Stato"

As.Tro
, Associazione degli operatori del gioco lecito e Sapar, Associazione nazionale gestori giochi di Stato hanno presentato i risultati di un'indagine effettuata dalla Cgia di Mestre sul "Il settore del gioco legale in Piemonte", che alla luce delle regole restrittive per il settore (a cominciare dalle distanze imposte dai luoghi sensibili come scuole, ospedali o bancomat) e all'inasprimento fiscale, mostra i cali economici di un comparto che è ammesso dalla legge.

Il fenomeno del gioco non diminuisce
Nonostante il distanziometro previsto dalla Legge regionale, nel triennio 2016-2019, la raccolta in Piemonte è aumentata di 460 milioni di euro (+7%) - dicono i dati dell'indagine della Cgia di Mestre, realizzata da Andrea Vavolo e Daniele Nicolai -. Inoltre, i dati relativi ai controlli della Guardia di Finanza sul gioco evidenziano un aumento delle irregolarità riscontrate e un aumento esponenziale dell’imposta evasa che è passata da 477 mila euro del 2016 a oltre 4,5 milioni di euro nel 2018. "La riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni di distanze da luoghi sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, ha determinato una contrazione del mercato e un probabile incremento dei fenomeni illegali", dicono gli addetti ai lavori.


L'effetto delle restrizioni sull'occupazione
A fronte di incassi delle slot machine in crollo, le ricadute sono (anche) occupazionali. La stretta ha infatti ridotto in modo significativo la presenza di Awp sul territorio. Nel periodo 2016-2019 le slot in Piemonte sono diminuite di oltre 17mila unità, una contrazione di circa il 60%. Ancora più evidente la riduzione degli esercizi generalisti, come bar e tabacchi, in cui sono presenti apparecchi da gioco: dai 6.323 del 2016 ai 1.431 del 2019, il ridimensionamento è stato del 77,4%, ben più del doppio rispetto al taglio medio su scala nazionale (30%). A rischio ci sono anche i dipendenti: con i dati della Cgia si stima una perdita di posti di lavoro pari a 1.700 unità, ma la piena applicazione del distanziometro (dopo maggio 2021) potrebbe invece portare a una perdita complessiva tra i 2.870 e i 3.800 posti di lavoro rispetto al 2016.

Gli effetti della Legge sull’Erario 
Secondo le stime della Cgia, la perdita annua per il Fisco è pari a circa 163 milioni, un taglio che sale fino a 200 milioni di euro se si calcola anche il mancato gettito legato alla riduzione di fatturato per le aziende del settore; per quest'ultimo il calo stimato è invece di 66,2 milioni di euro all'anno. 
In Piemonte il comparto degli apparecchi – slot machine e videolotteries - ha garantito nel 2019 un gettito di oltre 354 milioni di euro pari al 55% del gettito relativo alla totalità di tutte le tipologie di giochi leciti. Si tratta di una cifra che supera quella del gettito di altre importanti imposte riscosse nella Regione, quali ad esempio la cedolare secca sulle locazioni e supera l’80% della Tassa sui rifiuti e dell’Addizionale Comunale IRPEF. Se questo gettito sparisse e si volesse rimpiazzarlo ogni famiglia piemontese dovrebbe versare 176 euro. 
In realtà il contributo del settore alle casse pubbliche sale a oltre 400 milioni se si considerano oltre al PREU tutte le altre forme di imposizioni che gravano sulle imprese. Paradossalmente, però, la raccolta complessiva in Piemonte per l'intero comparto non è affatto in calo: accanto alla riduzione delle giocate delle slot per 990 milioni di euro, dal 2016 al 2019 si registra un aumento delle giocate in altre tipologie di giochi per un ammontare complessivo di 421 milioni di euro. Utilizzando un criterio estremamente prudenziale e depurando tale crescita di quella parte "fisiologica" si può affermare che gli ex giocatori di slot machine hanno comunque speso almeno 277 milioni di euro in altre tipologie di giochi.


"C'è una politica proibizionista, mentre il Piemonte può indicare la strada"
"In un periodo come questo il calo più preoccupante è quello dei posti di lavoro - sottolinea Armando Iaccarino, presidente Centro Studi As.Tro - e non si tengono conto di tutto un indotto che è legato al settore, a cominciare dai manutentori. In proiezione, il calo del 70% può diventare anche superiore e gli effetti della legge non sono stati quelli sperati, ma nel frattempo ha ridotto i posti di lavoro e le risorse. Tutto questo maschera una politica di carattere proibizionista e il mondo del gioco legale è sempre stato tenuto al di fuori da qualunque confronto sul disturbo da gioco d'azzardo. Il Piemonte può essere un laboratorio proprio per elaborare un futuro diverso".

"Proponiamo una riforma di questa legge - dice Claudio Leone, Consigliere della Regione Piemonte per la Lega e presidente della III Commissione - dopo gli effetti di questi anni e cercheremo di andare a colmare le richieste emerse dal settore. A cominciare dal distanziometro". 

 

"E' inaccettabile una legge retroattiva, lo dico fin dal 2018 - aggiunge Andrea Tronzano, assessore Attività produttive della Regione Piemonte - e la politica non può improvvisare, ma deve prima studiare la situazione, altrimenti metti a rischio tutta la filiera e gli imprenditori che hanno investito. Con la maggioranza stiamo lavorando per la riforma, anche se c'è una posizione contraria dell'opposizione. Nessuno mette in discussione il diritto alla salute, ma vogliamo affiancarlo al diritto d'impresa. Anche perché con queste restrizioni non sono diminuiti i ludopatici, che peraltro sono una minoranza".

 

Massimiliano Sciullo