Attualità - 02 dicembre 2020, 10:38

Ospedale del Valentino, parlano gli specializzandi: "Inizialmente spiazzati, ma l'esperienza formativa è unica" [VIDEO]

Tra il personale sanitario impegnato nel curare i pazienti a Torino Esposizioni ci sono i medici che si stanno specializzando. Francesca e Serena raccontano: "Non eravamo abituate, ma qui non manca davvero nulla"

Nel cortile di quello che fu il Cacao, all'interno del Padiglione 5 di Torino Esposizioni, da settimane ormai si lotta contro il Covid. E' qui, nel cuore del parco del Valentino, che è stato allestito l'ospedale provvisorio che ha come principale funzione quella di alleggerire la pressione sugli altri presidi sanitari del Piemonte.

I pazienti arrivano da tutta la regione e riempiono giorno dopo giorno le tende bianche e blu allestite dentro l'enorme spazio del padiglione. A lavorarci, turno dopo turno, oltre ai medici e agli infermieri gli specializzandi della Città della Salute: donne e uomini giovani che, diretti dalla professoressa Marilena Durazzo e il dottor Luca Scaglione, assistono e curano i pazienti, accrescendo allo stesso tempo le loro competenze.

Francesca Marucco e Serena Capriotti, sono al terzo e al quarto anno di specializzazione. Sono dottoresse a tutti gli effetti, hanno alle loro spalle anni di servizio, ma un ospedale provvisorio allestito in un luogo di svago non l'avevano davvero mai visto. Ogni giorno si recano al Valentino, entrano nella zona adibita alla vestizione e lasciano la loro vita quotidiana negli spogliatoi. Indossano la tuta, i dispositivi di protezione individuale e iniziano un lungo turno al servizio dei pazienti positivi al Coronavirus.

- Il cosa consiste il vostro lavoro quotidiano?
S: Fondamentalmente la gestione del paziente a quando arriva all'ospedale Valentino sino alla dimissione: ci occupiamo del percorso terapeutico. Al mattino effettuiamo un giro visite in cui valutiamo i pazienti e decidiamo se ci sono delle modifiche terapeutiche da fare e ci occupiamo di portarli verso la dimissione.

F: Noi facciamo i medici che si occupano dell'attività clinica quotidiana: facciamo il giro visite, seguiamo il percorso diagnostico terapeutico dei pazienti ed effettuiamo i ricoveri e ci occupiamo delle dimissioni. Siamo lì a disposizione per ogni necessità.

- Qual è stata l'emozione e la sensazione che le ha lasciato entrare la prima volta nell'ospedale del Valentino? 
S: Sicuramente è un ambiente diverso di quello che uno si immagina rispetto al setting di un ospedale tradizionale. Inizialmente, come può capitare per i pazienti di essere un attimo spiazzati, ci si sente a proprio agio perché si ha a disposizione qualsiasi tipo di strumentazione medica necessaria e la collaborazione di tutto il personale sanitario.

F: Non siamo abituati, la maggior parte di noi aveva mai visto un ospedale da campo: si tratta di una cosa del tutto nuova. Anche i pazienti, come noi, erano spiazzati all'inizio. Poi si sono abituati e non hanno mai evidenziato problemi.

- Quali differenze ha notato nel lavorare in un contesto insolito come quello dell'ospedale temporaneo?
F: La novità principale è il setting. Non eravamo abituati a lavorare in un ospedale da campo, in delle tende, a interfacciarci con problemi legati a questa sistemazione particolare e inusuale.
S: Gli strumenti. Sono totalmente nuovi, all'avanguardia: alcuni sono ancor più avanzati rispetto a quelli che troviamo in ospedale, quindi siamo davvero forniti di tutto. Poi è chiaro che alcune cose vengono integrate progressivamente, sulla base della necessità.

- Gli specializzandi hanno però già un'esperienza pregressa importante alle loro spalle.
F: Sì, siamo medici già dopo l'abilitazione. Dopo i sei anni di medicina diventiamo medici a tutti gli effetti e la specializzazione è un percorso successivo che ha una durata variabile dai 4 ai 5 anni: qui siamo tutti oltre la metà del nostro percorso di specializzazione.

- Pensa che questa esperienza nel suo percorso formativo possa essere importante? Le lascerà qualcosa di indelebile?
S: Assolutamente si, non capita spesso di lavorare in un ospedale da campo. Sarà altamente formativo, soprattutto in un percorso come il mio che è quello di medicina interna: nell'ottica di un eventuale pronto soccorso, abituarsi a lavorare in ambienti non usuali è certamente un valore aggiunto.
F: Si, sicuramente. Un'esperienza unica che speriamo di non ripetere in quanto tale. Ma dal punto di vista formativo per noi è una grande occasione.

- Amici, parenti, cosa pensano del suo impegno e del suo lavoro all'interno dell'ospedale da campo del Valentino?
S: Sinceramente un famigliare che non si occupa del nostro settore è normale che si preoccupi. Ma vale per qualsiasi ospedale in questo momento. Posso dire che apprezzano il mio impegno e mi supportano: sono certa che sia così ovunque, per tutti i famigliari del personale sanitario.

Andrea Parisotto