- 31 dicembre 2020, 12:05

Su Odoardo Beccari e le sue scoperte botaniche

Durante i suoi numerosi viaggi, scoprì parecchie piante, orchidee, insetti, ragni e serpenti. I suoi famosi e dettagliati diari furono di ispirazione per Emilio Salgari

Su Odoardo Beccari e le sue scoperte botaniche

Buongiorno e bentornati in questa rubrica. Potete trovarci e interagire più facilmente con quesiti e nostre risposte sul nostro gruppo Facebook "Blossom Suite - Orchidee: cura e vendita". Ci occuperemo di dare semplici consigli per gestire le piante che teniamo in casa, sul balcone o in giardino.

Oggi faremo la conoscenza di un personaggio importante nel mondo botanico. Parleremo di Odoardo Beccari, un grande esploratore e botanico toscano che ci darà la possibilità di descrivere alcune interessanti curiosità sulle nostre amiche orchidee e non solo.

Odoardo Beccari visse tra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento. Durante i suoi numerosi viaggi, scoprì parecchie piante, orchidee, insetti, ragni e serpenti. I suoi famosi e dettagliati diari furono di ispirazione per Emilio Salgari che li utilizzò per comporre i suoi romanzi di avventure. Nell'aprile del 1865, non ancora ventiduenne, Beccari salpò alla volta del Sarawak (Borneo) dove soggiornò per 3 anni, compiendo numerose spedizioni e raccogliendo moltissimi campioni di piante, conchiglie, farfalle e altri insetti, animali vari. Il suo interesse principale divennero comunque le palme: descrisse 130 specie in 25 differenti generi.

Qui nel Sarawak scoprì una particolare orchidea che porta il suo nome: il Bulbophyllum Beccarii. Perché è così particolare questa orchidea? Innanzitutto per il tipo di crescita. Invece di formare un gruppo di pseudobulbi su un ramo o su un tronco, questa orchidea cresce sviluppandosi verso l'alto, attorcigliandosi intorno al tronco degli alberi della foresta.

 

Ad intervalli regolari produce minuscoli pseudobulbi a forma di uovo che danno origine a foglie piuttosto grandi a forma di coppa. L'aspetto particolare di queste foglie è funzionale per la vita della pianta. Quando materiale in decomposizione e detriti cadono dalla chioma della pianta, le foglie del bulbophyllum sono in grado di "raccoglierli". Nel tempo, una comunità di funghi e microbi decompone i detriti trasformandoli in humus ricco di sostanze nutritive. Una vera e propria "litter-trapping plant", cioè una pianta che raccoglie i rifiuti per ottenere i nutrienti necessari per la sopravvivenza.

Facendo una ricerca abbiamo scoperto che il Bulbophyllum beccarii non è il solo, anzi, sono diverse le piante caratterizzate da questa insolita strategia. Troviamo alcune felci (Platycerium o Drynaria) o alcune Bromelia.

Nel caso delle Bromelia, notiamo che le loro foglie formano una sorta di coppa o tazza nella quale raccolgono acqua piovana. Molti animali della foresta utilizzano questa acqua per dissetarsi e altri ancora la scelgono come propria dimora.

Gli scienziati hanno riconosciuto più di 250 differenti specie animali che possono vivere all'interno della Bromelia (alcune rane, insetti, larve, ragni e vermi). Ma la Bromelia è ben felice di questa "convivenza" perché questi inquilini le donano vari nutrienti attraverso i loro escrementi o la decomposizione dei loro corpi in caso di morte.

 

Ma torniamo al nostro bulbophyllum perché anche i fiori di questa specie meritano una descrizione. La pianta può arrivare a produrre un'infiorescenza con centinaia di piccoli fiori. I fiori sono molto belli, penzolano al di sotto delle foglie ma emettono un odore particolarmente sgradevole.

 

Questo è un aspetto importante perché l'odore per noi fastidioso, in realtà è fondamentale in quanto attira un insetto utile all'impollinazione.

I fiori del bulbophyllum beccarii non sono gli unici ad emanare un odore spiacevole. Odoardo Beccari infatti, è famoso anche per aver scoperto nel 1877 nelle foreste di Sumatra, l'Amorphophallus titanum.

 

Questa specie possiede la più grande infiorescenza non ramificata nel mondo vegetale (sulla stessa isola si trova anche la Rafflesia, un altro gigante). Raggiunge i 3 metri di altezza e durante la fioritura che dura al massimo tre o quattro giorni, emana un forte odore particolarmente ripugnante, che ricorda materia organica in putrefazione.

Se volete approfondire la vostra conoscenza sulla vita di Odoardo Beccari vi consigliamo un testo scritto da lui stesso, pubblicato nel 1902 "Nelle foreste di Borneo", un libro che divenne famoso in tutto il mondo, tradotto in più lingue.

Sonia Barone e Domenico Simonetti

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