E poe...sia! - 03 gennaio 2021, 07:00

Critica alla Ragion Poetica

Riflessioni costruttive per l'anno nuovo

"La ringraziamo per l'interesse ma non riteniamo idoneo il suo lavoro alle nostre scelte editoriali".

"Non curiamo alcuna collana poetica. In bocca al lupo per il suo progetto"!

"Gentilissima, nonostante la qualità del materiale inviato, al momento non prendiamo in considerazione ulteriori pubblicazioni".

"La poesia non vende, purtroppo. L'abbiamo esclusa da futuri piani contrattuali".

"Se non riceverà alcun riscontro da parte nostra entro i prossimi sei mesi, ritenga la sua proposta rifiutata. Grazie per la comprensione".

Queste sono solo alcune delle risposte che, quotidianamente, le Case Editrici riservano a promettenti e volenterosi poeti. Più o meno giovani. Dopo che gli stessi, spesso impiegando anni, decidono di mettersi a nudo, credere in se stessi e nella scrittura come mezzo di comunicazione e condivisione.

Queste le risposte che ho ricevuto anch'io. Nessuna ragione oggettiva, nessuna critica costruttiva o margine di miglioramento offerti alla riflessione dello scrittore. Un muro di gomma dopo l'altro, fino al punto di partenza.

Direte voi (e giustamente): impossibile! Molte sono le realtà editoriali forti, funzionali e funzionanti, orgoglio della storia autoriale italiana...

Vero, risponderei. Ma quest'oggi, cari lettori, non è mia intenzione inveire contro l'intero sistema librario, che è sì di altissimo livello quanto bacino d'incredibili talenti, né di dipingerne un quadro d'insieme disastroso e parziale. Non possiedo sufficienti elementi, in tutta onestà. La strada da me intrapresa finora come autrice è breve, al suo esordio; mai vorrei peccare di presunzione. Che si tratti di editoria a pagamento, non a pagamento o a doppio binario (si richiede un contributo all’autore), esistono numerose redazioni che, ogni giorno, sacrificano tempo ed energie, con insaziabile passione e persino oltre il proprio orario di lavoro, per leggere attentamente l’immensa mole di materiale affidato loro quotidianamente. Affidato ad occhi e cuori esperti.

Inutile, inoltre, non tener conto delle ripercussioni che questo triste periodo ha riversato e sta ancora riversando sulla cultura in generale e, nel dettaglio, sul calo nelle vendite di libri; Tutti stanno facendo la propria parte nell’affrontare al meglio e con ogni possibile strumento la crisi. Il web, mai quanto lo scorso anno, ha visto proliferare piattaforme streaming, meeting online, recensioni live, incontri, dirette, pagine e gruppi dedicati alla letteratura. Lo sforzo c’è e si vede; i contenuti eccellenti non mancano.

Tuttavia, in veste di poetessa emergente, sento la responsabilità di raccontare la mia esperienza personale. L'augurio è che possa servire ad accendere un faro di speranza in tanti e spesso giovanissimi scrittori, disillusi da troppi riscontri negativi. O peggio, ignorati. E portare all’ attenzione di tutti la situazione della Poesia in Italia, un genere letterario testardo ma troppo a lungo abbandonato a se stesso, affidato ai social network, snobbato da una buona fetta di quei professionisti del settore che avrebbero modo e maniera di valorizzarlo.

Quel che va sottolineato, a parer mio, è l'approccio: indubbio il diritto dell'editore a rifiutare d'investire tempo e denaro su un progetto in cui non crede. Allora, cosa? Quale l'inghippo?

Ve lo illustro subito, con un esempio facile facile che riporterà per un attimo tutti noi all'infanzia: quante volte mamma e papà hanno risposto a una nostra richiesta con l'esclamazione "Perché no!"? Sicuramente ce lo siamo sentiti dire sovente.

Situazione tipo: Me lo compri? No. Perché? Perché no!

Insoddisfatti, frustrati dalla mancata spiegazione, all'oscuro delle VERE RAGIONI, ci siamo dapprima dedicati ai migliori capricci possibili per poi demordere, lentamente, spossati. Una sofferenza bella e buona, insomma, senza nulla togliere al ruolo genitoriale, forse il più complesso dell’intero universo.

Eccoci al dunque, amici. Seguite il ragionamento ancora per un attimo: così com'è diritto di un'azienda rifiutare un progetto, non dovrebbe essere diritto altrettanto sacrosanto del progettista, conoscere la ragione del rifiuto? In questo caso e rifacendoci al titolo, che parafrasa con ironia il saggio più famoso d'Immanuel Kant, la Ragione "Poetica"?

Ecco il problema: tolto il materiale artisticamente poco valido, probabilmente acerbo, che arriva senz'altro all'attenzione delle redazioni editoriali, moltissimo altro viene scartato semplicemente perché appartenente al genere poetico. Una vera e propria presa di posizione, una resa ai gusti di un pubblico via via più superficiale, spesso "accompagnato" proprio da chi la cultura la produce, verso letture più vendibili. Questa la cruda realtà in cui ci s’imbatte, sempre più di frequente.

Certo, le Case Editrici non sono enti di beneficienza, devono fare i conti con bilanci, burocrazia, competizione sfrenata ma, mettendoci pure tutta la comprensione del mondo e confrontandosi con numerosi altri poeti, l'impressione risulta sempre la stessa: non vi è alcuna volontà di salvare, proteggere, riconoscere il valore della poesia. Sì, siamo d'accordo: la cultura deve adattarsi ai tempi, evolvere; non per questo, però, si è scusati a svilire, svendere, SACRIFICARE un intero patrimonio letterario, con la sola giustificazione del minor profitto. La minor resa economica non può giustificare questo preoccupante trend.

Ricordate una delle frasi d’apertura, "La Poesia non vende"? È proprio questo a far male: leggerlo nero su bianco.

Una sentenza di colpevolezza, come fosse responsabilità sua e non di un processo in moto da decenni nell'editoria italiana, che l'ha sempre più ignorata, sostituita, lasciata a impolverarsi laddove si avvistavano terreni di facile conquista. Perché un divo del web dovrebbe meritare più spazio, pubblicità e sostegno rispetto a un poeta di 20 anni, che vive di emozioni e, pieno di dolci paure, vuole raccontarsi al mondo senza filtri? Cosa può esserci di più audace?

In una società ormai schiava della fretta e della superficialità, spaventata dalla riflessione e dal silenzio interiore, non dovrebbe essere compito degli Editori lottare contro questa tendenza (almeno provarci!), dal momento che sui loro accattivanti profili si descrivono come messaggeri della cultura, innovatori e coraggiosi imprenditori della parola?!?

Ed ecco entrare in gioco chi sulle frustrazioni e le delusioni ci campa: gli sciacalli.

Case Editrici senza scrupoli, che propongono contratti a prezzi esorbitanti, pubblicando opere senza cernita o revisione, veri e propri "mostri di carta" e sfruttando appunto la voglia di rivalsa, l'ingenuità e il desiderio di fama di chi si è appena affacciato al balcone della Poesia, innamorandosene, o ne è uscito a pezzi. Rifiutato.

"Professionisti" della cultura che adescano possibili clienti persino su Facebook ed Instagram, promettendo la luna e le stelle, con messaggi preconfezionati e falsi complimenti che farebbero arrossire persino un cuore di pietra. Specialmente se giovane.

Parole incantatorie, bugie, senza scopo se non quello di lucro. E tanti, troppi, tolti quelli che ricorrono all'autopubblicazione per scelta (magari per seguirne meglio ogni dettaglio), abboccano all'amo e si ritrovano in un mare di squali, ancor più soli ed ignorati di prima. Disposti a svendere il proprio sentire, senza rendersi conto di alimentare un sistema malato.

Ora, non tutto è perduto. Come spiegato poc’anzi, esistono numerose realtà editoriali degne di stima e lode; alcune ben liete di occuparsi della sola Poesia o con intere collane dedicate. Grandi e piccoli editori, soprattutto, imprenditori locali competenti e sinceri, che credono davvero nella missione. Che non permettono alle leggi di mercato d'influenzare la qualità del loro prodotto.

Di questo dobbiamo parlare, questo va riconosciuto! Ed è stato un ottimo segnale che il Nobel alla Letteratura sia stato assegnato, quest'anno, proprio a una poetessa.

Non arrendetevi, futuri scrittori, non gettate la “penna”! La vostra voce sarà ascoltata, letta, solo se conserverete perseveranza e passione e farete affidamento sulla buona editoria, più viva che mai.

La Poesia ha ancora molti alleati; i principali siamo noi lettori. Da quanto tempo non lasciamo che i versi di un componimento lirico riecheggino liberi nel nostro intimo, senza fretta, nella pace di un luogo a noi caro? Abbiamo smesso di farlo, forse? Siamo indecisi sul cominciare?

Fatemi sapere se ne sarà valsa la pena.

Alla prossima

Johanna Poetessa