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Economia e lavoro | 15 gennaio 2021, 18:20

Meno di 24 ore alla nascita ufficiale di Stellantis. I sindacati: "Una partita che Torino deve giocare con elettrico e vetture di lusso"

Provenzano (Fim Cisl): "La chiave è il settore Premium, di cui sono sprovvisti i francesi: Mirafiori e Grugliasco devono essere rafforzati con un nuovo modello". Lazzi (Fiom): "I lavoratori si aspettano la fine della cassa integrazione". Paone (Uilm): "L’attuale progetto nasce dall’accordo siglato dieci anni fa: monitoreremo ogni passo"

Catena di montaggio a Mirafiori

Da domani si scrive una pagina nuova per la storia che fino a oggi si è chiamata Fiat e Fca

Circa 24 ore, anche meno. Poi di Fiat (e di Fca) così come le conosciamo, non ci sarà più nulla. E lo stesso succederà per Psa Peugeot: da domani, con le firme ufficiali sugli ultimi documenti, prende il via l'era di Stellantis, il nuovo gruppo che si pone come il quarto a livello mondiale per il settore dell'automotive.

Tra coloro che osservano con attenzione gli ultimi preparativi del matrimonio, ovviamente, ci sono i sindacati. I timori, per un Gruppo che si sposta sempre di più da Torino, non mancano. "Torino può e deve giocare questa sfida con tutte le sue capacità progettuali e manifatturiere - dice Davide Provenzano, segretario torinese di Fim Cisl -, visto che è portatrice di una tradizione storica nel saper fare auto che, ancor oggi, si respira dal Politecnico alla fabbrica".

In particolare, nella solita "caccia" a doppioni e sovrapposizioni, i metalmeccanici Cisl individuano nelle auto di alta gamma una carta importante da giocare: "Il segmento Premium è la chiave per il nostro territorio, i francesi ne sono sprovvisti: a Mirafiori arriveranno la Gran Turismo e Gran Cabrio, Grugliasco continuerà la produzione di Quattroporte e Ghibli. Il Brand Maserati sarà totalmente elettrificato e la nascita del Battery Hub a Mirafiori candida il sito a polo dell’elettrico per la parte Italiana. Serve un ulteriore modello, per esempio a marchio Jeep, magari un City Suv, per rafforzare il polo torinese".

Intanto, come dimostravano già i dati di fine 2020, un primo impulso è arrivato a Torino dalla produzione della 500 elettrica. "La nuova 500 BEV è una scommessa ma a breve potrebbe rivelarsi vincente, se ne producono 296 al giorno e se guardiamo il trend delle immatricolazioni nel full elettrico (+ 105% nei primi 8 mesi del 2020) possiamo confidare in una crescita anche della piccolina di casa FCA", dice ancora Provenzano.

Non manca un richiamo al Governo, nonostante le difficoltà di queste ore a Palazzo Chigi e dintorni. "I 5 miliardi di risparmi che deriveranno dalla fusione dovranno essere investiti negli stabilimenti e in questa circostanza il Governo, seppur in grave ritardo, può giocare la partita. Occorre ricordare, come già alcuni hanno sottolineato, che lo stesso Governo italiano ha recentemente erogato un prestito oneroso a FCA e oggi si trova fuori dal nuovo asset societario, di contro lo Stato francese detiene il 6.2% della nuova Stellantis. Le risorse disponibili del Recovery Fund dovranno sostenere l’Automotive italiana quale settore trainante dell’economia. Questo è compito della politica".

E qualche sassolino dalla scarpa esce pensando alle polemiche sul decennale dal referendum sull'accordo di contratto con Sergio Marchionne. Un passo che divise le strade delle sigle metalmeccaniche sul tema Fiat. "Oggi leggiamo molte analisi sul tema, ma si possono fare solo grazie a chi, come la Fim Cisl, ha sottoscritto accordi che mantenessero il presidio industriale dell’auto a Torino. Sicuramente i molti anni di cassa integrazione hanno minato la fiducia dei dipendenti sulle scelte societarie ma oggi si pone una nuova realtà e il sindacato, che ha sempre creduto nel rilancio, deve fare la propria parte".

Visto da Fiom-Cgil, l'appuntamento con la nascita di Stellantis rappresenta "una nuova era dell’automotive, porterà sfide impegnative che bisognerà affrontare, soprattutto a Torino. I lavoratori - spiega il segretario provinciale, Edi Lazzistanno seguendo con attenzione questa vicenda e sono in attesa di capire se e cosa il nuovo gruppo porterà nella nostra città. Si aspettano in particolar modo nuovi modelli, volumi produttivi sufficienti a far cessare definitivamente la cassa integrazione e il rilancio degli stabilimenti torinesi". "Stellantis - aggiunge - potrebbe essere un’opportunità, ma anche un rischio per l’oggettiva sovracapacità produttiva di auto in Europa e per le razionalizzazioni che verranno implementate. È questa la sfida da vincere, il sistema torinese e la sua classe dirigente allargata dovrà fare la sua parte e lavorare affinché arrivino gli investimenti e le conseguenti produzioni".

L'auspicio è chiaro: "il settore auto che può ancora rappresentare la locomotiva della nostra economia, da troppo tempo in difficoltà - conclude Lazzi -. Torino è una delle poche città al mondo in cui ci sono tutte le competenze necessarie a creare e costruire auto, ecco perché ci proponiamo l’obiettivo di ritornare ad essere nuovamente una delle capitali dell’auto mondiali, con lo sguardo rivolto al futuro e alle nuove motorizzazioni eco-compatibili".

E di opportunità con percentuali di rischio parla anche Uilm, tramite il suo segretario torinese Luigi Paone: “La fusione può rappresentare sia un’opportunità per il nostro Paese, sia un rischio. Ogni fusione nasconde dei pericoli, a causa delle naturali sinergie che col tempo si sviluppano. Si apre un nuovo capitolo per l’industria dell’auto in Italia di cui dovremo valutare le ricadute, consapevoli che l’attuale progetto nasce dall’accordo siglato dieci anni fa”. E se anche in questo caso il pensiero torna all'accordo che fu siglato sotto la gestione Marchionne, lo sguardo è al futuro: “Dovremo valutare le ricadute per il territorio, consapevoli del fatto che la nuova alleanza industriale nasce su una base sbilanciata sul versante francese che, com’è noto, esprime una rappresentanza del governo transalpino. Dovremo monitorare ogni passo della fusione per comprendere quali ricadute ci saranno per i lavoratori italiani del gruppo. Rimangono dei punti interrogativi. Una fusione comporta sempre delle sovrapposizioni che andranno gestite. La preoccupazione è focalizzata sugli enti che rischiano un 'raddoppio' con la struttura della nuova realtà aziendale”. 

Massimiliano Sciullo

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