I palazzi di Torino non hanno solo una storia ma anche una notevole personalità.
Palazzo Madama, per esempio, – con la sua doppia facciata, l'eleganza da una parte e la forza dall'altra, le mostre e i ragazzi sugli skate – , non ha bisogno di inutili snobismi per far valere la sua superiorità, il suo distacco è naturale e non è una posa. La sua unicità non necessita sottolineature. Ed è proprio quest’atteggiamento che fa imbestialire la Torre Littoria, che da lassù vorrebbe darsi delle arie ma, dentro di sé, lo sa che la maggior parte delle persone la giudica. Per un passato di cui non ha colpe e per un’estetica che vabbè... Lei lo sa, lo sa e s'imbestialisce, sbuffa, diventa ancora più dritta e stizzita di quanto non sia già. I palazzi sopra i portici ridacchiano, Palazzo Reale sonnecchia, pigro come sempre, e Palazzo Madama, ovviamente, non si accorge di nulla, perché dovrebbe? Palazzo Madama non si cura di queste cose.
Ma in città questa non è l'unica rivalità tra palazzi, ve n'è un'altra ben più famosa che ha influenzato e influenza ancora la vita dei torinesi, specialmente gli studenti. Tutto ebbe inizio nell'ormai lontano 1966, quando si conclusero i lavori di Palazzo Nuovo, da quel momento sede delle facoltà umanistiche dell'Università di Torino. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe accaduto. No, non mi riferisco agli scontri tra studenti di destra e quelli di sinistra, alle occupazioni e alle cariche della polizia, e neanche alle critiche aspre e continue circa l'estetica rigida e tristanzuola dell'edificio. Bensì alla rivalità che immediatamente nacque tra il simbolo della città e la culla delle sue menti più brillanti, o quasi. Tra la Mole e Palazzo Nuovo, appunto.
La Mole si specchiava sicura nelle vetrate di Palazzo Nuovo, svettando orgogliosa. Gli studenti la osservavano e non si tratteneva nell'esprimere l'ammirazione nei confronti del monumento di Antonelli. La stessa ammirazione, ahimè, non veniva dimostrata nei confronti di Palazzo Nuovo, vuoi per lo stretto legame con le fatiche dello studio, vuoi per l'incapacità di alcuni di cogliere il fascino di una delle prime costruzioni interamente in acciaio della città. Più la gente ammirava la Mole e più a Palazzo Nuovo saliva una rabbia. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, sessione dopo sessione il Palazzo covava il suo rancore, studiava la strategia, preparava la fredda vendetta che avrebbe appagato la sua invidia.
E finalmente venne il momento, poco prima di una sessione estiva, un gruppo di studenti particolarmente rumorosi e irrispettosi abbandonò le lezioni per salire in cima alla Mole. Palazzo Nuovo li vide lasciare indietro i libri e vociare allegri. E poi, poco dopo, riconobbe le loro teste ricce e le barbette incolte in cima alla Mole. Li vide lassù, al di sopra di tutta la città e, cosa ben più grave, anche al di sopra di lui. Guardato dall'alto in basso, non solo da quella tronfia simbolica Mole ma, persino, da quegli sbarbatelli che non l'avevano mai rispettato. La rabbia raggiunse il culmine e il palazzo lanciò l’anatema: qualsiasi studente che avrebbe osato salire sulla Mole e quindi sovrastarlo in altezza non si sarebbe mai laureato. Un fulmine squarciò il cielo, il Rettore prese nota e la maledizione divenne una delle poche certezze della città.
A Torino è nota a tutti la leggenda per cui gli studenti universitari che salgono sulla Mole sono destinati a non laurearsi. Il motivo non si sa e noi abbiamo cercato di spiegarlo oggi con questo racconto di pura fantasia.
Noi della Redazione, ovviamente, non siamo superstiziosi e non crediamo a queste cose ma... Vi abbiamo avvertiti.